La due giorni di Buy Maremma Online
del 10/11 marzo scorso non è stato solo un evento importante per i temi
affrontati e grazie al livello dei relatori dei vari panel, ma la rilevanza va
ribadita per il semplice fatto che…c’è stato. E grazie ad un’iniziativa
privata. Una shackerata di cui la
nostra placida Maremma ne ha
assoluta necessità, per non rischiare di sentirsi bella delle proprie
potenzialità.
Tra l’altro, in un momento storico più
difficile e nello stesso tempo caratterizzato da una congiuntura (sempre e solo
potenzialmente) favorevole, data da un insieme di fattori quali il prezzo del
petrolio, il cambio dell’euro e il quantitative
easing della Bce, dicono quelli bravi che non si può non riprendere la via
dello sviluppo, ma senza aspettare che questo ci cali dall’alto.
Restando nei nostri più limitati
confini maremmani, ma con l’occhio sempre attento a ciò che ci succede attorno,
tipo l’EXPO, l’attenzione di BMO è stata incentrata sui due binari dello
sviluppo del futuro: l’innovazione
nell’online e la cultura del food. Due
elementi su cui non ci si può distrarre, nel senso che dobbiamo continuare ad
approfondire e ad aggiornarci, e su cui dobbiamo fare “comunità”; tant’è che il
messaggio finale è stato, nello stesso tempo, il nuovo titolo all’evento, e cioè
Join Maremma Online (#JMO).
Da dove partire? Dai contenuti,
naturalmente, e quindi dalla nostra tradizione
enogastronomica che dobbiamo conoscere ed approfondire, il solo modo per
poterla divulgare e proporla come esperienza
ai nostri ospiti.
Ed è anche l’unico modo per “combattere”,
o forse sarebbe meglio dire “correggere”, i palati fucilati. Rubiamo quest’espressione da un amico, per
estremizzare e semplificare un concetto che ci permette di partire da lontano.
Il 70% delle biodiversità nel mondo, durante il secolo scorso, è andato perso ed
a questa distruzione hanno contribuito le multinazionali dell’alimentazione,
globalizzando il mercato mondiale e standardizzando i consumi. I global brand dell’industria alimentare
sono i proprietari dei fucili che hanno “sparato” sui nostri palati, troppo
spesso abituati ai soliti gusti e odori.
Nel nostro piccolo, come ha illustrato Francesco Gentili al BMO, abbiamo la
possibilità di difendere e valorizzare 112 prodotti agroalimentari toscani “made
in Maremma”, 11 dop e igp, mentre nell’ambito vinicolo 2 docg, 10 dop e un igt.
Aggiungiamo inoltre che 4 sono i Presidi Slow Food in Provincia di Grosseto e
39 i prodotti dell’Arca del Gusto in tutta la Toscana.
Abbiamo quindi un patrimonio da
valorizzare, nel senso di sfruttare letteralmente per dare la possibilità ai
nostri ospiti di vivere un’esperienza davvero unica, non solo come banale
slogan ma concretamente, grazie ai prodotti enogastronomici locali sia come
ingredienti nei menù dei ristoranti sia come elementi della nostra storia.
Del resto, come indicato da LidiaMarongiu nella presentazione “Food & Travel Maremma”, nel food la componente che conta di più è il sapere, che non a caso ha il significato etimologico e originario
di «avere sapore» (vedi anche il dizionario etimologico online).
Gli operatori si devono ritrovare
insieme sotto una sorta di ruolo di divulgatori
del sapere maremmano, dei sapori e dei profumi dei nostri prodotti, del piacere
del nostro stile di vita.
Ed in un certo senso bisogna anche
fare un po’ da educatori per far
superare al palato fucilato che
abbiamo di fronte la possibile difficoltà nel comprendere, sotto tutti i punti
di vista, un sapore genuino e schietto, diverso dallo standard comune e salvatosi
dall’inondazione dell’industria alimentare.
Il cibo, quello buono, pulito e giusto secondo i canoni slowfoodiani, è cultura, fatta con piacere, ma è anche economia, perché aiuta i produttori del
proprio territorio (oggi si parla di chilometro
zero, ma aggiungiamo anche il miglio
zero, pensando al mare), e non dimentichiamoci della salute.
Se l’Expo sarà in grado di proporre
questo messaggio al mondo, la Maremma non può che ritrovarcisi e trarne
vantaggio, costruendo, tra l’altro, la cornice
in cui unire la propria comunità economica e turistica, e ovviamente culturale.
Stay Joined!
Su questo da sottolineare l’intervento
su CheFuturo! di Marco Gualtieri: “Expo, Seeds&Chips e perché parliamo dicibo e tecnologie digitali”.
Commentate pure, meglio però se non siete
d’accordo