Di parity rate se n’è parlato anche nell’ultima edizione di BTO a
Firenze, in particolar modo in un momento che ha visto insieme alcuni operatori
e il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, ma che conferma
essere un tema dalla discussione
infinita, dove tutti hanno ragione e tutti hanno torto.
Poi, in questi giorni, c’ha pensato
Booking.com a cambiare un po’ le carte in tavola.
Già lo aveva fatto alla stessa due
giorni fiorentina a riguardo dell’altra questione che sta tanto a cuore agli
albergatori, e cioè la “lotta” alla disintermediazione,
proponendo alcuni strumenti per aumentare le prenotazioni dirette, tra cui la
gestione dei siti internet ufficiali degli hotel.
Oggi la più importante OTA concede
di modificare le regole sulla parity, permettendo quindi alle strutture di poter
offrire tariffe più basse sugli altri canali commerciali.
Ma facciamo un piccolissimo passo
indietro.
Tutto è iniziato con la denuncia all’Antitrust da parte dell’associazione
nazionale degli albergatori - dopo che anche in altri stati europei si erano
mossi in tal senso -, ma la cosa non sembrava avesse scalfito più di tanto il
colosso mondiale del booking online. Tant’è che il Ceo di Booking.com faceva
presente quanto bene avesse fatto al mercato la loro attività, lasciando agli operatori
tutta la libertà possibile:
«Gli alberghi hanno ampia libertà nel decidere
le loro politiche commerciali. Sono loro a stabilire i prezzi al cliente e noi
veniamo pagati soltanto al termine della permanenza da parte dell’utente che ha
prenotato la stanza sul nostro sito. Nessuna imposizione. Chiediamo solo di
rispettare gli accordi prevedendo che il prezzo più basso sia indicato anche
sul nostro portale»
In effetti, le clausole del
contratto di affiliazione non differiscono molto, anzi per niente, da quelle
che si firmano con altri tour operator,
quelli da catalogo per intenderci.
E non da ora: già quando si chiamava
ancora bookings, tra il 2005 e il 2007 (una vita fa), qualsiasi struttura
sottoscriveva la convenzione si obbligava a non inserire tariffe più alte “di quelle ottenibili tramite qualsiasi altro
canale”.
Poco meno di dieci anni fa questa
condizione non faceva così rumore, ma oggi con la forza finanziaria alle spalle
e la potenza di fuoco di marketing messa
in campo ogni giorno si è prodotto, tra gli operatori, un auto-soggiogamento
tale da offrire prezzi più alti e politiche di prenotazione più vincolanti ai
clienti diretti rispetto a quanto
offerto tramite le OTA.
Magari non sempre e non tutti, però
è notorio che questo avviene, come lo abbiamo constatato con mano grazie alla
ricerca di BMO sulle strutture maremmane.
Sarà quindi interessante capire cosa
effettivamente succederà, togliendo questo vincolo.
Cadrà questa sorta di timore
reverenziale e allora tutti gli operatori italiani aumenteranno le tariffe solo su Booking.com?
Booking.com farà in modo che questo
avvenga, oppure magari chi lo farà vedrà cadere di colpo il proprio ranking
nelle ricerche sul portale?
Non rischia la controllata di
Priceline di dare alle dirette concorrenti un po’ troppo vantaggio?
Per un gruppo che capitalizza oltre
50 miliardi di dollari questa “concessione” non può non essere stata calcolata
in modo da restituire dei vantaggi
alla stessa.
Inoltre, c’è un però.
Non sarà che si sta facendo tanto
rumore per nulla? Ma esiste davvero il problema della parity rate? Anzi, esiste
per Booking.com allo stato attuale?
Leggendo la policy relativa al miglior prezzo garantito sul portale, pare
proprio di no.
Non tanto perché se un cliente lo
trova, alle stesse condizioni di prenotazione naturalmente, è comunque
garantito dalla OTA ad ottenere tale prezzo, ma perché può accadere che non
possano offrirlo.
Ciò significa, viceversa, che la
struttura è legittimata a farlo.
Quando può succedere?
- La prenotazione è stata
effettuata usufruendo di:
- Prezzi speciali riservati agli
iscritti
- Prezzi riservati ai clienti
abituali
- Punti fedeltà
- Altri programmi premio o
promozioni speciali offerti dalla struttura che hai prenotato
Questo è quanto riportato al punto 2
del secondo capoverso.
Una delle caratteristiche del popolo
italiano è la fantasia e la creatività (o
almeno una volta si diceva così): possibile che quelle quattro fattispecie
indicate non possano coprire il 100% (va be’, facciamo il 90%) delle
prenotazioni utilizzando un po’ di sano (onesto e legittimo) ingegno?
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
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