martedì 16 dicembre 2014

[(dis)im]parity rate

Di parity rate se n’è parlato anche nell’ultima edizione di BTO a Firenze, in particolar modo in un momento che ha visto insieme alcuni operatori e il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, ma che conferma essere un tema dalla discussione infinita, dove tutti hanno ragione e tutti hanno torto.
Poi, in questi giorni, c’ha pensato Booking.com a cambiare un po’ le carte in tavola.
Già lo aveva fatto alla stessa due giorni fiorentina a riguardo dell’altra questione che sta tanto a cuore agli albergatori, e cioè la “lotta” alla disintermediazione, proponendo alcuni strumenti per aumentare le prenotazioni dirette, tra cui la gestione dei siti internet ufficiali degli hotel.

Oggi la più importante OTA concede di modificare le regole sulla parity, permettendo quindi alle strutture di poter offrire tariffe più basse sugli altri canali commerciali.
Ma facciamo un piccolissimo passo indietro.


Tutto è iniziato con la denuncia all’Antitrust da parte dell’associazione nazionale degli albergatori - dopo che anche in altri stati europei si erano mossi in tal senso -, ma la cosa non sembrava avesse scalfito più di tanto il colosso mondiale del booking online. Tant’è che il Ceo di Booking.com faceva presente quanto bene avesse fatto al mercato la loro attività, lasciando agli operatori tutta la libertà possibile:


 «Gli alberghi hanno ampia libertà nel decidere le loro politiche commerciali. Sono loro a stabilire i prezzi al cliente e noi veniamo pagati soltanto al termine della permanenza da parte dell’utente che ha prenotato la stanza sul nostro sito. Nessuna imposizione. Chiediamo solo di rispettare gli accordi prevedendo che il prezzo più basso sia indicato anche sul nostro portale»

In effetti, le clausole del contratto di affiliazione non differiscono molto, anzi per niente, da quelle che si firmano con altri tour operator, quelli da catalogo per intenderci.
E non da ora: già quando si chiamava ancora bookings, tra il 2005 e il 2007 (una vita fa), qualsiasi struttura sottoscriveva la convenzione si obbligava a non inserire tariffe più alte “di quelle ottenibili tramite qualsiasi altro canale”.
Poco meno di dieci anni fa questa condizione non faceva così rumore, ma oggi con la forza finanziaria alle spalle e la potenza di fuoco di marketing messa in campo ogni giorno si è prodotto, tra gli operatori, un auto-soggiogamento tale da offrire prezzi più alti e politiche di prenotazione più vincolanti ai clienti diretti rispetto a quanto offerto tramite le OTA.
Magari non sempre e non tutti, però è notorio che questo avviene, come lo abbiamo constatato con mano grazie alla ricerca di BMO sulle strutture maremmane.
Sarà quindi interessante capire cosa effettivamente succederà, togliendo questo vincolo.


Cadrà questa sorta di timore reverenziale e allora tutti gli operatori italiani aumenteranno le tariffe solo su Booking.com?
Booking.com farà in modo che questo avvenga, oppure magari chi lo farà vedrà cadere di colpo il proprio ranking nelle ricerche sul portale?
Non rischia la controllata di Priceline di dare alle dirette concorrenti un po’ troppo vantaggio?
Per un gruppo che capitalizza oltre 50 miliardi di dollari questa “concessione” non può non essere stata calcolata in modo da restituire dei vantaggi alla stessa.
Inoltre, c’è un però.
Non sarà che si sta facendo tanto rumore per nulla? Ma esiste davvero il problema della parity rate? Anzi, esiste per Booking.com allo stato attuale?

Leggendo la policy relativa al miglior prezzo garantito sul portale, pare proprio di no.
Non tanto perché se un cliente lo trova, alle stesse condizioni di prenotazione naturalmente, è comunque garantito dalla OTA ad ottenere tale prezzo, ma perché può accadere che non possano offrirlo.
Ciò significa, viceversa, che la struttura è legittimata a farlo. Quando può succedere?
  •  La prenotazione è stata effettuata usufruendo di:
    • Prezzi speciali riservati agli iscritti
    • Prezzi riservati ai clienti abituali
    • Punti fedeltà
    • Altri programmi premio o promozioni speciali offerti dalla struttura che hai prenotato

Questo è quanto riportato al punto 2 del secondo capoverso.

Una delle caratteristiche del popolo italiano è la fantasia e la creatività (o almeno una volta si diceva così): possibile che quelle quattro fattispecie indicate non possano coprire il 100% (va be’, facciamo il 90%) delle prenotazioni utilizzando un po’ di sano (onesto e legittimo) ingegno?


Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

Nessun commento:

Posta un commento