Non amo Mc
Donald perché non amo i suoi prodotti, ma l’ultima campagna promozionale va
in una nuova/giusta direzione. Anche se
continuerò a non mangiare da loro J (de gustibus).
Nello spot e
nelle campagne sui giornali lanciano una serie di messaggi, che non riguardano il prodotto o il servizio ma la
capacità dell’azienda di offrire in modo solido lavoro: 16.000 dipendenti in
450 ristoranti, di cui il 90% a tempo indeterminato, pagati puntualmente tutti
i mesi. Aggiungiamo le opportunità
(carriera e lavorare per pagarsi gli
studi), i doveri proposti in positivo
(si lavora sodo, turni festivi e notturni)
e la fiducia nel paese (…nell’Italia ci crede) e nel futuro (nuovi 3.000 posti di lavoro nei prossimi 3
anni).
Sembra quasi
uno spot elettorale, ma il clima in
cui viene lanciato non è quello della prossima scadenza politica, ma quello in
cui la crisi ha fatto sentire i suoi
aspetti più negativi proprio in tema di (dis-)occupazione.
E’ chiaro
che l’obiettivo di marketing è quello di migliorare la brand reputation affrontando un tema sociale e, nonostante l’attacco dei sindacati in tema di
contrattazione, il messaggio di fondo
resiste, anche perché l’azienda dimostra di dare il proprio contributo alla comunità. E in maniera, per certi versi, onesta (si lavora sodo).
Sulla pagina
di Mc Donald's Italia di Facebook si è aperta una discussione, nel momento in cui
è stato postato il video (30 dicembre), ricevendo ad ora (momento di pubblicazione del presente post) 217 “mi piace” e una
ventina di commenti dove le critiche (limiti d’età sull’assunzione ad esempio) vengono
smentite da altri fan (e non dall’azienda).
In un’altra
conversazione stimolata dal quotidiano il Tirreno (sempre su Facebook, il 9 gennaio scorso), in
particolare sul fatto che “pagano
puntualmente” (“come se un fornaio
specificasse che il pane è commestibile”, questo il testo della redazione),
i giudizi a favore di Mc Donald's prevalgono
soprattutto perché – come dice un utente - “E'
triste che si debba precisare una cosa ovvia. E' un'affermazione figlia di
questo periodo di crisi...”. Molti, anzi se la prendono con i sindacati che hanno attaccato l’azienda.
E più o meno le stesse reazioni sul sito del giornale.
Di taglio
diverso i commenti su Youtube, dove prevalgono gli attacchi all’azienda in
quanto multinazionale o a Salvatores (il regista) per essersi “sottomesso”.
Saranno poi
i numeri, in termini di fatturato, a dire se la campagna marketing ha funzionato o meno e se ha centrato le aspettative del
colosso multinazionale, ma di sicuro ha toccato
una corda in un periodo storico particolarmente sensibile e lo ha fatto, naturalmente, con una
visione positiva. E poi non dimentichiamoci
quanto Kotler ha detto: nel
marketing 3.0 il messaggio che le aziende dovranno dare è che "siamo
anche interessati al tuo benessere e a quello della società, quindi vogliamo
dimostrare che ci interessa altro, oltre che offrire un buon servizio al
consumatore".
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
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