mercoledì 19 giugno 2013

La “resilienza” e la storia dell’albergatore.



Come spesso accade nella vita, le cose non si trovano mai per caso: è accaduto per riprendere il blog colpevolmente rimasto silenzioso negli ultimi mesi.
Ed ecco due post, il primo che rimandava alla presentazione del 18 giugno scorso sui risultati 2012 e le tendenze del 2013 del turismo in Toscana, da parte di Enrico Conti(Irpet); il secondo una storiella che gira su Facebook.

Riporto subito i numeri che fotografano il quadro della situazione del turismo in Toscana:





Il rapporto fondamentalmente non fornisce elementi di grandissima novità. Le presenze italiane nella nostra regione diminuiscono (-5,5%, nel confronto 2011/2012) ma in misura inferiore rispetto alla percentuale nazionale (-11,2%), mentre addirittura quelle straniere aumentano (+1,1% rispetto ad un -0,7%  in Italia).
Un altro dato interessante, ma non nuovo, è il fatto che il settore ricettivo tiene – per ora -a danno dei propri margini sulle vendite, per una forte politica di prezzi al ribasso; situazione questa che non può durare a lungo. Interessante la tabella sui confronti dal 2007 al 2011, riportato nel rapporto di IRPET.



Ultima informazione, di una certa rilevanza, è quella sul lavoro generato dal settore: quante volte e in quante salse si sente dire che il turismo è un’industria potenzialmente in grado di creare tantissimi posti di lavoro?
Il grafico che riporta la differenza delle posizioni lavorativi nei vari settori nel periodo di crisi internazionale è emblematico: tra il 2008 e il 2012, l’industria perde più di 30.000 posti di lavoro, mentre il settore turistico e dintorni ne guadagna poco meno di 3.000.



Questi (pochi) dati positivi, che derivano dal settore turistico, in Toscana non potranno restare tali col persistere della crisi internazionale: finora, infatti, ha dimostrato di avere “una buona resilienza alla crisi”…(pagina 3 della sintesi del rapporto).
Ammetto l’ignoranza: non sapevo cosa volesse significare “resilienza”, termine inusuale, che si avvicina a quello di “resistenza”, non solo per l’ortografia, ma anche per il suo significato. In parole povere il turismo toscano ha resistito nel periodo di crisi 2007-2012, ha avuto dei momenti di recupero, ma se la situazione continua la “resilienza” non basta.
Torna in mente l’indagine Isnart di febbraio di quest’anno (vedi ultimo post), dove gli intervistati, pur consapevoli di dover investire per rimanere competitivi, sembrava lanciassero un appello al governo per rilanciare l’economia, o meglio la domanda.

In rete si trovano tanti spunti di riflessione, anche su grandi temi, e a volte certe storie semplici ci spiazzano. Ed ecco a questo proposito la storiella trovata su Facebook cui si faceva riferimento sopra


Un turista entra in un albergo e, posando una banconota da 100 euro sul bancone, chiede di vedere le camere. Il proprietario gli dice di scegliere quella che più gli aggrada. Appena il turista è sparito su per le scale, l’albergatore prende i 100 euro, corre dal macellaio e paga il debito che aveva con lui. Il macellaio va di corsa dall’allevatore di maiali, al quale deve 100 euro, e regola il suo debito. L’allevatore corre a pagare la sua fattura presso la cooperativa agricola che gli dà gli alimenti per gli animali. Il direttore della cooperativa si precipita al pub per saldare il suo conto. Il barman dà il biglietto alla prostituta che gli fornisce i suoi servizi a credito da un bel po’. La ragazza, che usa a credito le camere dell’albergo, corre a regolare i conti con l’albergatore. L’albergatore posa il suo biglietto sul balcone dove il turista lo aveva posato. Dopo un po’, il turista scende le scale e annuncia che non ha trovato una camera di suo gusto, per cui riprende i 100 euro e se ne va.

Nessuno ha prodotto nulla, nessuno ha guadagnato, ma nessuno è più in debito e il futuro sembra più promettente. Una banconota da 100 euro ha risolto debiti per 600 euro: esempio divertente di come la circolazione di denaro aiuti l’economia.



Non saranno le storie su Facebook a risolvere la crisi economica o ad andare oltre la “resilienza” toscana, ma tornare a ragionare con i “fondamentali” nei nostri piccoli e grandi centri decisionali ci può essere d’aiuto.

Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo







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