Capita con questo post che la rotta del blog vada a perdersi
in terreni diversi dal solito; in qualche modo sarebbe meglio dire che si è
andata a infilare tra i vigneti, in
senso metaforico naturalmente.
È la seconda volta che mi capita di andare al Vinitaly a Verona: già era successo nel
2013 in una sorta di gita sociale. Stavolta, con più calma e con un filo di
indicazione su ciò che si voleva andare ad assaggiare. Si perché anche se con
una certa elasticità, ma avere un’idea in anticipo di ciò che si vuol fare è
essenziale: il Vinitaly è una fiera, anzi la Fiera.
Come tutte è un incontro tra domanda e offerta, ma mentre
per la maggior parte la rete ha sostituito e anzi le ha inglobate in sé in
maniera permanente, in questo caso il digitale non può rimpiazzare (almeno per
ora) la prova gustativa di una scelta
così vasta e così concentrata.
Ecco perché il Vinitaly resiste, anzi cresce: 155.000 presenze in 4 giorni, con un +6% e buyer esteri
pari a 56.000, contro i 53.000 dell’edizione precedente.
Con queste premesse bisogna sì organizzarsi con i compagni
di fiera, ma anche lasciarsi andare alla
possibilità di ispirazioni dell’ultimo
secondo, inviti e curiosità.
il "cuore di Les Cretes |
Tuttavia, dopo qualche (p)assaggio nelle predette
indicazioni programmate, tra gli amici di Cantine Lvnae (liguri, ma sul
confine) e la Val d’Aosta di Les Cretes e i grandi e classici piemontesi di
G.D. Vajra, dobbiamo pensare a soddisfare l’obbligo morale di visitare la
nostra terra in versione Vinitaly.
Questo non solo e non tanto perché da quando siamo nei #Maremmans non ci possiamo sottrarre alla promozione social della
Maremma e di noi stessi, ma perché è naturale andare a carezzare la
soddisfazione di respirare aria nostrana in un’ambiente così internazionale. Fa anche un po’ figo.
In realtà, già all’entrata avevamo già parlato maremmano,
incontrando il presidente Lamioni
della CCIAA di Grosseto: - E’ qui per
qualche appuntamento in particolare?, e lui: - No, ho solo un padiglione con 70 produttori maremmani!, con tutto l’orgoglio
possibile, ma che per scritto non si riesce a far vibrare.
Passione Maremma –
Wine, Food & Shire è il titolo del padiglione dove hanno trovato spazio
aziende del grossetano con propri spazi autonomi e beneficiando della
collaborazione della Camera di Commercio stessa. Un modo per cavalcare al
massimo il brand Maremma, la sua doc
e l’evento di maggio che si svolgerà a Grosseto, tutto sotto un unico
coordinamento e soprattutto un’unica veste.
dal secondo da sinistra: Flavio e i suoi boys, del Grottaione |
Ma prima ancora di arrivare a fare i maremmani turisti, non
si poteva rifiutare la possibilità di pranzare con i nostri sapori. Tra i suoi appuntamenti, Slow
Food, guarda il caso proprio quel giorno e in uno spazio lungo il nostro
cammino J,
offriva un menù degustazione toscano con abbinamento di vini di un’azienda
agricola della zona sud della nostra provincia, quella dei Fratelli Bruni. E,
ma come sarà strano il destino J,
la pietanza proposta come secondo era l’ottimo peposo di vacca maremmana, cucinato dagli amici della Fattoria delGrottaione di Montenero d’Orcia. Se non è un testimonial questo piatto!
E’ stata dura ma poi alla fine, sotto l’ala della passione maremmana ci siamo arrivati.
Certo, l’intenzione di
un angolo dello stand de Le Spighe |
Non che gli altri, forse più conosciuti e “classici”, siano
da disdegnare…tutt’altro: Poggioargentiera, Moris Farm, Terenzi, Montauto e
tutti gli altri dimostrano quanta varietà e qualità si possono concentrare nei
prodotti di un territorio, una volta dedito solo alla…..malaria. Perciò la
scelta della bevuta maremmana è andata in qualcosa di meno conosciuto ai più.
un corridoio del padiglione |
la saletta del padiglione |
vini bio
Della serie, tutti maremmani, ma ognuno a modo
suo.
Infine, dopo aver continuato il percorso pomeridiano (cantine
Masi, col d’Orcia, Castello Lispida, ed altri) ed aver superato il personale
record di assaggio vini senza cadere nelle conseguenze dei fumi alcolici (49 in
fiera più 4 fuori), un sospiro di sollievo:
stavolta la Toscana, al contrario della Bit, un segnale della propria esistenza
e del proprio brand l’ha messo (vedi foto e confrontala con quella bianca alla fiera di Milano).
Commentate pure, meglio
però se non siete d’accordo
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