E’
di questi giorni la polemica scoppiata dopo le parole del governatore della
Toscana, Enrico Rossi, sulla promozione autonoma di una parte della regione, la
Maremma appunto, sostenuta invece da un altro presidente, Gianni Lamioni, della
CCIAA di Grosseto. Uno scontro polemico e franco, ma che rischia di trovare
supporter da una parte o da un’altra solo per spirito campanilistico o politico.
Certo
è singolare che il governatore che oggi dice che “la Toscana vada pubblicizzata tutta intera, dalla Lunigiana alla
Maremma, dall’Appennino all’Elba” anche perché “già si fa fatica a portare a conoscenza del mondo la Toscana, che pure
è arcinota e celebratissima”, sia lo stesso che affermò tempo fa a riguardodi un marchio submaremmano: “Credo che il
vostro progetto (il progetto Alta Maremma, nda) rappresenti un bell’esempio di ciò che si può fare per
valorizzare il nostro territorio e che possa rappresentare uno stimolo ed un
ottimo suggerimento per le altre zone della Toscana”.
I politici
hanno una buona giustificazione per tutto e sicuramente ci sarà anche per
questa “apparente” diversità di considerazioni su brand
locali o sublocali.
Ma sono i
confini territoriali a definire
l’importanza o meno di un brand e, di conseguenza, la motivazione della sua
promozione e valorizzazione? Domanda cui sarebbe utile fornire una risposta
visto che si parla di risorse economiche pubbliche.
O forse sono
i contenuti, la qualità e le
potenzialità del brand stesso a giustificare gli sforzi? In un mercato così
fluido, così veloce, così connesso è il contenuto ad essere il re delle conversazioni che creano il mercato
stesso ed è su questo che bisognerebbe porre l’attenzione, più che
sull’ampiezza territoriale a cui si riferisce un marchio o un prodotto da
promuovere. Anche perché c’è sempre un brand più grande del tuo: l’attuale
ministro del turismo, Franceschini, potrebbe sempre far presente a Rossi che è
già difficile promuovere l’Italia che non possiamo permetterci di pubblicizzare
le singole regioni.
E’ anche
vero che qualunque amministratore o dirigente potrebbe trovare valori
contenutistici nei propri piccoli o grandi territori e declinarli in prodotti
turistici, tuttavia può essere (o forse già lo è) la democrazia o la libertà
della rete a fare da giudice terzo e a dare quindi il giusto peso ad un brand
già esistente e riconosciuto. E
questo vale anche per noi e la Maremma, così come per il Guardian che ne ha affermato nelle sue pagine l’esistenza e il
valore della nostra terra, e non solo perché è una zona periferica della
Toscana.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
Si, ma alla fine dei conti stiamo parlando sempre del Guardian (giornale di poco peso) che l'ha messa fra 40 destinazione in gennaio. Non sarebbe meglio cercare di capire perchè la Maremma non compare in tutte le altre testate e motori di ricerca (google.com compreso)?
RispondiEliminaQuello del Guardian era un esempio per ribadire il concetto di fondo del post, e cioé che non è tanto importante l'ampiezza territoriale, quanto il riconoscimento del brand da altri. Non tutti parleranno della Maremma, però ne parlano più degli anni passati. Ci si può rifare ad esempio ad uno studio del 2012 di Tapinassi sulla Brand reputation (http://www.slideshare.net/francescotapinassi/maremma-brand-index-2012-complessivo-15709186), sperando che lo possa aggiornare così da vedere lo stato dell'arte attualizzato.
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