Hotel Domani è un
mensile mio coetaneo: ha compiuto infatti 40 anni ed è un prodotto editoriale
specializzato nel settore dell’accoglienza, immancabile sulle scrivanie degli
operatori alberghieri. A volte si può anche trovare tra le riviste lasciate
nelle hall, ma in quel caso non è una cosa buona e giusta perché si sbagliano i
destinatari del giornale, che sono appunto gli albergatori e non i propri ospiti.
La prima rubrica è naturalmente
l’editoriale del suo direttore, Renato
Andreoletti, che
ogni mese stimola puntualmente un dibattito attorno ad una
delle tante tematiche, anche d’attualità, del mondo del turismo. Un bell’angolo
di confronto tra le opinioni degli operatori italiani.
Nell’ultimo numero Andreoletti ha
messo sul tavolo la questione delle OTA, i grandi intermediari stranieri che
quasi monopolizzano il mercato, sfruttando l’offerta turistica italiana.
Nell’editoriale dal titolo, provocatorio ma non solo, “Riprendiamoci
l’Italia!”, scrive:
Il debito
pubblico italiano ha sfondato quota 2000 miliardi, Governo e Parlamento
raschiano il fondo del barile per trovare le risorse per rilanciare l'economia,
nessuno si accorge che ogni anno le multinazionali dell'intermediazione online
sottraggono all'Italia da 10 a 20 miliardi di euro di commissioni
ingiustificate e altri 5 miliardi di euro di tasse non pagate in Italia.
Booking,
Expedia, Tripadvisor, Trivago, Kayak speculano sull'analfabetismo informatico
di operatori e amministratori pubblici e sottraggono all'Italia risorse
miliardarie che andrebbero investite nell'adeguamento di strutture, servizi e
infrastrutture.
I tour
operators tradizionali producevano turismo attraverso la loro attività di promozione
del territorio e della nostra ricettività.
I tour
operators online (le Ota) non producono nulla, incamerano commissioni dal 15 al
30 per cento su turisti che hanno già deciso di venire in Italia e usano il
computer per prenotare cercando il miglior prezzo.
Non portano
un solo turista in più, speculano sul ruolo dell'Italia nel turismo mondiale,
deprimono i prezzi abbattendo il rapporto qualità/prezzo.
Basterebbe
un Booking Engine nazionale per risolvere il problema.
Le Ota
inoltre hanno sedi all'estero, non pagano tasse in Italia sui miliardi di euro
che lucrano grazie a noi. Idem Google e Facebook.
Guadagnano
indebitamente sul nostro petrolio!
Per
Tripadvisor l'Italia è il primo Paese per fatturato in Europa.
Loro
diventano sempre più ricchi, noi ci stiamo impoverendo. Siamo matti? Sì.
Recuperiamo
la nostra sovranità nazionale mandando la Guardia di Finanza nelle loro sedi,
indagandoli per evasione fiscale.
Diamo vita
con urgenza a un Booking Engine nazionale che recuperi almeno 10 miliardi di
euro di commissioni da investire nel turismo in Italia.
Onorevole
Letta, ministro Bray, svegliatevi! Ci trattano come una colonia.
Riprendiamoci
l'Italia.
Un bel sasso nello stagno del nostro dormiente sistema turistico, a cui ho
voluto rilanciare una risposta, spostando più l’attenzione e per certi versi la
responsabilità sul settore privato:
Gentile Sig.
Andreoletti,
sono
d'accordo sul grido d'allarme da lanciare, meno sui termini in cui è stato
posto. Le Ota e in generale tutti gli strumenti online che vendono la nostra
ospitalità sono straniere e lucrano con le loro provvigioni grazie alla
naturale attrattiva turistica italiana. La colpa è solo nostra, di noi
operatori turistici italiani, perché nessuno ha avuto la fantasia, la voglia e
il coraggio di un'iniziativa su internet come è Booking.com o Tripadvisor.
Abbiamo avuto paura di internet, abbiamo avuto paura di investire su qualcosa
di innovativo, abbiamo avuto paura di innovare e adesso quel treno è passato.
Sicuramente ne passeranno altri, perché il mercato cambia grazie alle nuove
tecnologie, ma per farlo dobbiamo rinnovarci, sia in noi stessi per una
maggiore intraprendenza verso il nuovo, sia le nostre classi dirigenti (non
solo politiche) ancorate alla conservazione.
Dobbiamo
essere meno egoisti, meno corporativi e più intraprendenti, perché non possiamo
aspettare che il governo ci faccia un Booking Engine nazionale; non possiamo
pretendere che se il mercato dell'intermediazione turistica online è straniero,
allora il governo o la politica deve farsene carico. E' l'imprenditoria privata
che deve dimostrare di non essere impreparata al futuro.
Alle
istituzioni dobbiamo chiedere, o forse meglio urlare, di semplificare, di dare
il buon esempio e di ridare fiato economico in termini di imposizione fiscale.
Ma
l'iniziativa economica deve essere del mercato (italiano): eravamo o no famosi
per la fantasia e l'intraprendenza? Dobbiamo tornare ad esserlo.
Tra l’altro, nel frattempo la
regione Piemonte ha seguito l’esempio della Toscana proponendo un booking engine regionale, anzi per
certi versi l’ha superata grazie ad un sistema di prenotazione più funzionale,
sviluppato da una delle più famose software house specializzate in
circolazione.
Rimango ancora dell’idea che ognuno
dovrebbe mantenere il proprio ruolo (vedi uno dei primi post di questo blog):
il privato faccia il privato, il pubblico faccia il pubblico. Certo è che se il
sistema imprenditoriale resta indietro, dovrebbe toccare all’amministrazione
pubblica prendersi il compito di recuperare, in qualche modo. Però, in Italia,
a parte il fatto che la pubblica amministrazione non riesce a fare il proprio e
figuriamoci ulteriori compiti, è ancora aperta la questione sulla competenza del turismo: da quando non
esiste più il ministero del turismo, tale competenza è in mano alle regioni e
ci ritroviamo con un esercito di enti tutti a fare promozione interna ma
soprattutto internazionale. E chissà
quanti booking engine regionali, provinciali, locali potremmo aspettarci!
Back to
basics per tutti: sia per il settore privato che per quello pubblico, si riparta
dal fare bene i fondamentali e il
resto verrà da sé.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
Nessun commento:
Posta un commento