sabato 15 dicembre 2012

Eppur si muove...

E’ stata presentata il 5 dicembre scorso un’analisi sugli aspetti strutturali e congiunturali dell’economia dei comuni di Isola del Giglio e di Monte Argentario. Il rapporto, presentato dalla Camera di Commercio di Grosseto, dal Coap, dalle due amministrazioni comunali con il patrocinio della Banca di credito cooperativo locale, ha fotografato il primo semestre dell’anno e dato delle indicazioni previsionali sul secondo semestre 2012.



Il tessuto produttivo si compone del 4,9% di imprese iscritte nella provincia, il cui numero tra il 2009 e l’anno in corso non ha praticamente subito variazioni, salvo un +2% al Giglio. Diverse, invece, le tipologie produttive prevalenti: commercio, alloggio/ristorazione, edilizia al Giglio; commercio, edilizia, manifatturiero a Monte Argentario (il settore alloggio/ristorazione si piazza al quarto posto); agricoltura, commercio, edilizia per l’insieme provinciale.
Il “cuore” dell’analisi, e quindi gli indicatori congiunturali, propone numeri negativi, da cui emergono tutte le difficoltà della crisi che ha colpito anche i nostri territori: nel confronto il II° semestre 2011 e il I° semestre 2012 i saldi (differenze tra numero di aziende che hanno indicato un aumento dell’indicatore e il numero di aziende che hanno indicato una diminuzione) sono sempre negativi in particolar modo per produzione e fatturato – fanno eccezione gli investimenti al Giglio.

Nello specifico dei settori, il turismo è quello che soffre maggiormente, sia in provincia che nei due comuni, mentre è nel settore primario (agricoltura e pesca) che si subisce meno la crisi, con saldi sempre negativi ma meno di altri settori.
Riguardo alle previsioni per il secondo semestre, l’orizzonte disegnato dagli imprenditori è sempre nero, prevedendo ancora segni negativi sull’andamento della produzione e del fatturato, con conseguenze al ribasso anche per occupazione ed investimenti. Va ricordato che queste previsioni sono fatte sul periodo relativo all’alta stagione turistica, caratterizzata al Giglio dall’ingombrante presenza del relitto della “Concordia”.
E infatti l’analisi, sulle differenze settoriali, ci dice che: “Il settore del turismo e quello del commercio/servizi indicano un peggioramento delle condizioni economiche, contrazione che assume toni più pesanti di quelli degli imprenditori di Monte Argentario. Nel turismo, tali previsioni sembrano impattare anche sull’occupazione.”

In tutto questo quadro di pessimismo e negatività, va scorto un segnale di luce grazie a qualche numero positivo. Tra le schede, infatti, si presenta una tabella di confronto sugli arrivi e sulle presenze turistiche della provincia e dei due comuni, dove le presenze straniere registrano sempre delle variazioni positive (ad esclusione dell’extralberghiero gigliese).

(Turismo: cos'è successo tra il 2011 1 il 2012; Fonte Amministrazione Provinciale di Grosseto)

Normalmente la Maremma ospita per la stragrande maggioranza turisti italiani (85% sul totale). L’aumento delle presenze straniere (+2,2%) e la contemporanea diminuzione di quelle nazionali (-8%) non stravolgono di certo la composizione del mercato di riferimento e non si compensano (all’Argentario invece la compensazione c’è stata per le presenze alberghiere), ma danno l’indicazione di una via da percorrere.

Le aziende locali, anche e soprattutto turistiche, hanno da sempre avuto la “possibilità” di gestire la propria attività su una rendita di posizione, che, benché con una tendenza non certo di miglioramento nel tempo, ha fatto superare molti momenti difficili. Questa volta la crisi è più profonda e gli indicatori lo fanno toccare con mano.

Il mercato estero lancia, però, un segnale. Le imprese del settore ricettivo, anche involontariamente J, hanno una maggiore propensione nel lavorare con il naso fuori dall’Italia, grazie al web ed al lavoro svolto sul brand Maremma Toscana dall’ex-APT. Sono anche quelle che probabilmente hanno potuto comprendere meglio le nuove esigenze del mercato, modificando la propria proposta commerciale. Facendo esempi banali, gli hotels hanno aumentato la propria presenza sulle OTA (online travel agencies), hanno reso meno rigide le condizioni di soggiorno (ad esempio: minimun stay, cancellation policy, tariffe più flessibili, ecc.), investito maggiormente sugli strumenti promozionali online, ecc. Tutto questo ha naturalmente aperto (più di prima) al mercato estero, con risultati tangibili.

E se questo vale per le aziende turistiche, perché non anche per gli altri settori?

Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo




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