E’ stata presentata il 5 dicembre scorso un’analisi
sugli aspetti strutturali e congiunturali dell’economia dei comuni di Isola del
Giglio e di Monte Argentario. Il rapporto, presentato
dalla Camera di Commercio di Grosseto, dal Coap, dalle due amministrazioni
comunali con il patrocinio della Banca di credito cooperativo locale, ha
fotografato il primo semestre dell’anno e dato delle indicazioni previsionali
sul secondo semestre 2012.
Il tessuto
produttivo si compone del 4,9% di imprese iscritte nella provincia, il cui
numero tra il 2009 e l’anno in corso non ha praticamente subito variazioni, salvo
un +2% al Giglio. Diverse, invece, le tipologie produttive prevalenti: commercio,
alloggio/ristorazione, edilizia al Giglio; commercio, edilizia, manifatturiero
a Monte Argentario (il settore alloggio/ristorazione si piazza al quarto
posto); agricoltura, commercio, edilizia per l’insieme provinciale.
Il “cuore” dell’analisi, e quindi gli indicatori congiunturali, propone numeri negativi,
da cui emergono tutte le difficoltà della crisi che ha colpito anche i nostri
territori: nel confronto il II°
semestre 2011 e il I° semestre 2012 i saldi (differenze tra numero di aziende
che hanno indicato un aumento dell’indicatore e il numero di aziende che hanno
indicato una diminuzione) sono sempre negativi in particolar modo per produzione
e fatturato – fanno eccezione gli investimenti al Giglio.
Nello specifico dei settori, il turismo è quello che soffre maggiormente, sia in provincia che nei
due comuni, mentre è nel settore primario (agricoltura e pesca) che si subisce
meno la crisi, con saldi sempre negativi ma meno di altri settori.
Riguardo alle previsioni
per il secondo semestre, l’orizzonte disegnato dagli imprenditori è sempre
nero, prevedendo ancora segni negativi sull’andamento della produzione e del
fatturato, con conseguenze al ribasso anche per occupazione ed investimenti. Va
ricordato che queste previsioni sono fatte sul periodo relativo all’alta stagione turistica, caratterizzata
al Giglio dall’ingombrante presenza del relitto della “Concordia”.
E infatti l’analisi, sulle differenze settoriali, ci
dice che: “Il settore del turismo e
quello del commercio/servizi indicano un peggioramento delle condizioni
economiche, contrazione che assume toni più pesanti di quelli degli
imprenditori di Monte Argentario. Nel turismo, tali previsioni sembrano
impattare anche sull’occupazione.”
In tutto questo quadro di pessimismo e negatività, va scorto un segnale di luce grazie a qualche numero positivo.
Tra le schede, infatti, si presenta una tabella di confronto sugli arrivi e
sulle presenze turistiche della
provincia e dei due comuni, dove le presenze straniere registrano sempre delle
variazioni positive (ad esclusione dell’extralberghiero gigliese).
(Turismo: cos'è successo tra il 2011 1 il 2012; Fonte Amministrazione Provinciale di Grosseto) |
Normalmente la Maremma ospita per la stragrande
maggioranza turisti italiani (85%
sul totale). L’aumento delle presenze straniere
(+2,2%) e la contemporanea diminuzione di quelle nazionali (-8%) non
stravolgono di certo la composizione del mercato di riferimento e non si
compensano (all’Argentario invece la compensazione c’è stata per le presenze
alberghiere), ma danno l’indicazione di una via da percorrere.
Le aziende locali, anche e soprattutto turistiche,
hanno da sempre avuto la “possibilità” di gestire la propria attività su una rendita di posizione, che, benché con
una tendenza non certo di miglioramento nel tempo, ha fatto superare molti momenti
difficili. Questa volta la crisi è più profonda e gli indicatori lo fanno
toccare con mano.
Il mercato estero lancia, però, un segnale. Le imprese del settore
ricettivo, anche involontariamente J, hanno una
maggiore propensione nel lavorare con il naso fuori dall’Italia, grazie al web
ed al lavoro svolto sul brand Maremma Toscana dall’ex-APT. Sono anche quelle
che probabilmente hanno potuto comprendere meglio le nuove esigenze del mercato, modificando la propria proposta commerciale. Facendo esempi banali, gli
hotels hanno aumentato la propria presenza sulle OTA (online travel agencies),
hanno reso meno rigide le condizioni di soggiorno (ad esempio: minimun stay, cancellation
policy, tariffe più flessibili, ecc.), investito maggiormente sugli strumenti
promozionali online, ecc. Tutto questo ha naturalmente aperto (più di prima) al mercato estero, con risultati tangibili.
E se questo vale per le aziende turistiche, perché non anche per gli altri settori?
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
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