Il precedente post (Terra Madre e Google, la rete fisica e la rete virtuale) riproponeva il
messaggio del fondatore di Slow Food, Carlo
Petrini, alla presentazione della rispolverata Arca del Gusto in occasione
dell’ultimo Salone di Torino, circa la forza e l’importanza della rete (e delle sue potenzialità
politiche) insita in Terra Madre. Una rete fisica messa a confronto, ma non
come alternativa, alla rete virtuale
di Google e, se vogliamo, ad internet in linea generale.
La rete fisica e la rete virtuale
sono due piani che si incrociano, si coniugano e creano un
formidabile sistema di comunicazione che, grazie al
digitale ed alle nuove tecnologie, è in continua accelerazione; la stessa
accelerazione a sua volta provocata nei processi economici, umani, culturali.
Nel caso specifico di Terra Madre,
il filo che collega la rete è la difesa, la tutela e la valorizzazione della biodiversità dei tanti nodi della rete
stessa (associazioni, produttori, contadini, pescatori, comunità del cibo, ecc.).
Più in generale il mondo virtuale di
internet ha messo in collegamento le
persone, in tempo reale: in fin dei conti si tratta di una cosa semplice che,
però, ha ribaltato lo status della
comunicazione. Nel marketing si è
passati, in relativamente poco tempo, da una comunicazione diretta delle
aziende verso il consumatore, dove protagonista era il prodotto, ad una
comunicazione in cui al centro c’è l’utente
ed il dialogo è alla pari. Un dialogo non più unidirezionale ma bidirezionale,
o forse sarebbe più giusto dire fluido,
nel senso che può essere condiviso con
altri consumatori, perché non riguarda solo il prodotto e il bisogno che va a
soddisfare, ma anche gli interessi, i valori e l’aspetto culturale.
Le imprese quindi si devono porre in
modo diametralmente opposto rispetto a 15/20 anni fa e devono arrivare all’anima
del consumatore e dei suoi interessi, anche perché egli non vuol essere più un
soggetto passivo ma partecipativo al
processo produttivo.
Internet e il web hanno permesso
alle persone di essere protagonisti e produrre
contenuti: pensiamo ai social network, pensiamo al mondo delle recensioni che
possono determinare la fortuna o la sfortuna di prodotti o aziende.
Il consumatore co-produttore è anche uno dei protagonisti fondamentali della rete
fisica di Slow Food e di Terra Madre, perché “nella dimensione locale il consumo diventa l’atto finale, non più
separato, nel processo produttivo”. Una scelta attiva e consapevole verso
un prodotto che dal campo coltivato va sulle nostre tavole è un atto politico
che, nella sua semplicità, ci allontana dal giogo delle multinazionali che
impongono la standardizzazione dell’alimentazione.
“Co-produrre,
essere co-produttori, significa far parte della comunità del cibo, insieme a
chi coltiva, alleva, trasforma e distribuisce; significa condividerne le azioni
virtuose e le idee di rinascita per un sistema del cibo che, tornando ad essere
armonico ed equilibrato, permetta alla Terra di prosperare e rigenerarsi”
(da Terra Madre, di Carlo Petrini, ed. Giunti).
Ed in questa dimensione locale il sistema economico riesce a
difendere la biodiversità e quindi tutte quelle risorse naturali che hanno una
propria specificità legata al
territorio ed alla cultura dei luoghi e degli uomini che vi abitano. In un
convegno dell’ultimo salone del Gusto c’è chi ha sintetizzato questo pensiero
in “local branding contro global branding”.
La diversità e la specificità sono
valori da difendere e tutelare, perché basilari per la tenuta delle economie
locali.
Parallelamente, nella rete virtuale
del web, dove il mercato è globale per definizione, chi vuol emergere va alla
ricerca di una propria dimensione
unica: è il tema della long-tail,
modello economico secondo il quale le produzioni di nicchia hanno una maggiore
possibilità di emergere nel mercato grazie alla minore concorrenza.
Non solo, dalla parte del
consumatore l’esigenza è sempre più quella di essere parte di un’esperienza attiva ed unica, da
condividere, naturalmente, in rete.
La globalizzazione della rete
virtuale può quindi essere una grande opportunità per liberare le diversità e
nello stesso tempo combattere i difetti della globalizzazione del sistema
economico.
E’ un processo questo che, nel campo
dell’online, è considerata una conseguenza del web 2.0, ma che Slow Food e
Carlo Petrini dimostrano come possa essere legato a rinnovati principi di
equilibrio economico mondiale grazie ad una rete fisica che li condivida.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
Nessun commento:
Posta un commento