Non che sia in atto un momento
florido per l’economia e per il turismo maremmano e italiano, anzi l’esatto
contrario. C’è tuttavia una crisi anche nell’uso delle parole con cui si definiscono i momenti storici, i problemi e le
possibili soluzioni.
Anche lo stesso termine crisi, che mai come oggi è pieno di
significato, è stato affiancato da sempre al quadro turistico maremmano, pure
in periodi certamente migliori dell’attuale. A riguardare indietro, varrebbe
l’adagio di quanto “si stava meglio, quando si stava peggio”.
Parallelamente al grido di dolore
per la situazione di crisi, vengono a soccorrerci altre parole che hanno una
loro stagionalità, quella autunnale, quando si fanno i resoconti della stagione
(balneare) appena passata.
Giustamente, come fa anche il MaremmaMagazine di questo mese che riepiloga i recenti incontri sul tema svoltisi in
provincia, se c’è un problema, facciamo un’analisi degli aspetti negativi e
cerchiamo di valutare le azioni possibili per migliorare la situazione.
Ed ecco che ritornano le solite
parole: “stagione”, con tutte le
accezioni per superarla o quantomeno attenuarla (allungarla, oppure va in voga
anche la destagionalizzazione); “fare
sistema”, che dovrebbe voler dire dividerci i compiti che abbiamo
pianificato insieme; “sinergia”, che
è un po’ come il precedente; “potenzialità”,
tutto quanto di bello e buono abbiamo da sfruttare; “riqualificazione” e “valorizzazione”,
che si riferiscono alle risorse “potenziali”,
messe da parte o sfruttate poco e male, così da trovare delle attrattività.
Probabilmente ne sfuggono altre che
ciclicamente ritornano alla luce quando si parla di turismo ed anche negli
ultimi convegni illustrati dalla rivista
hanno trovato il loro spazio. Del resto sono parole vuote che ne
occupano poco, quindi entrano bene in qualsiasi tipo di ragionamento, col
rischio che alla fine arriva la solita soluzione nel solito “portale” di
informazione turistica “perché il web è
la nuova frontiera del turismo”. Qualche tempo fa invece il risultato era
la formazione di qualche “pacchetto”
da portare nelle “fiere”.
Per fortuna, stavolta nulla di tutto
questo.
A parte i giochi di parole, che
sicuramente valgono per altre località italiane, segnali di diverso tono ci
sono, sia in senso positivo che negativo.
Sempre su Maremma Magazine,
giustamente nell’editoriale si fa riferimento ad una cabina di regia atta a
coordinare una politica di promozione ed azione per il nostro territorio. Ma
proprio dal lato della promozione territoriale è accaduto in questi anni tutto
il contrario. A causa di una coperta sempre più corta di risorse pubbliche sono
state chiuse le APT di livello provinciale per accentrare tutto su Toscana
Promozione; le Provincie son state ridimensionate nelle competenze e le Camere
di commercio nelle risorse. Tutto ciò col rischio che i vari Comuni, ognuno per
sé potesse attivare una propria politica di promozione, ma anche qui c’ha
pensato la spending review.
(nota
polemica) E poi basti pensare che, in un periodo in cui si parla tanto di opendata, non si riesce a fare una cosa
facile facile come quella di avere dati statistici in tempo reale sui vari
flussi turistici che arrivano e pernottano nelle nostre zone, sia perché gli
operatori non inviano i propri dati, sia perché non è stato approntato un sistema
un tantino più efficace. (fine della nota
polemica)
Mentre un esempio positivo è la rete
dei Maremmans, un insieme di volontari che raccontano il territorio della
provincia di Grosseto sul web.
E cioè, parole nuove, meno
altisonanti di quelle di cui sopra: “rete”,
non solo quella web ma anche quella associativa (offline) di soggetti che
condividono le stesse passioni; “semplicità”,
nell’obiettivo, ad esempio, di attivare conversazioni online sui tanti aspetti
di un territorio; “conoscenza”, nel
senso più ampio del termine e cioè nel senso di conoscere il territorio, di
saperlo divulgare, di avere competenza negli strumenti che si utilizzano.
Del resto di quanto sia facile propagandare
un luogo dove la qualità della vita
è alto, era stata un’idea già espressa in queste pagine (la semplicità delturismo 2.0). Un concetto questo che vale per una destinazione come per un’azienda
ricettiva, perché se la qualità del proprio prodotto è il contenuto della
nostra comunicazione, i nostri ospiti sono i nostri naturali promoter. Non è il passaparola il
migliore dei mezzi di promozione?
Dal lato del singolo operatore
turistico privato, dobbiamo infine aggiungere altre due parole: “cultura” e “accoglienza”. Termini questi che hanno significati molto più profondi,
molto più di valore, molto impegnativi e probabilmente proprio per tali motivi
che c’è più difficoltà a pronunciarli.
Non c’aspettiamo che sarà un cambio
di vocabolario a risolvere chissà quali problemi, ma un cambio di prospettiva, quello sì. È necessario.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
Visto che sono d'accordo sulla tua analisi sull'utilizzo delle parole e in generale la tua visione del turismo locale NON lascerò un commento.
RispondiEliminaRaffaella
Cara Raffaella,
Eliminanon so se queste affermazioni faranno bene alla tua reputation ;)
decisamente Si senza se e senza ma!! ;-)
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