lunedì 10 novembre 2014

Maremma e turismo: crisi di parole.

Non che sia in atto un momento florido per l’economia e per il turismo maremmano e italiano, anzi l’esatto contrario. C’è tuttavia una crisi anche nell’uso delle parole con cui si definiscono i momenti storici, i problemi e le possibili soluzioni.
Anche lo stesso termine crisi, che mai come oggi è pieno di significato, è stato affiancato da sempre al quadro turistico maremmano, pure in periodi certamente migliori dell’attuale. A riguardare indietro, varrebbe l’adagio di quanto “si stava meglio, quando si stava peggio”.


Parallelamente al grido di dolore per la situazione di crisi, vengono a soccorrerci altre parole che hanno una loro stagionalità, quella autunnale, quando si fanno i resoconti della stagione (balneare) appena passata.

Giustamente, come fa anche il MaremmaMagazine di questo mese che riepiloga i recenti incontri sul tema svoltisi in provincia, se c’è un problema, facciamo un’analisi degli aspetti negativi e cerchiamo di valutare le azioni possibili per migliorare la situazione.
Ed ecco che ritornano le solite parole: “stagione”, con tutte le accezioni per superarla o quantomeno attenuarla (allungarla, oppure va in voga anche la destagionalizzazione); “fare sistema”, che dovrebbe voler dire dividerci i compiti che abbiamo pianificato insieme; “sinergia”, che è un po’ come il precedente; “potenzialità”, tutto quanto di bello e buono abbiamo da sfruttare; “riqualificazione” e “valorizzazione”, che si riferiscono alle risorse “potenziali”, messe da parte o sfruttate poco e male, così da trovare delle attrattività.

Probabilmente ne sfuggono altre che ciclicamente ritornano alla luce quando si parla di turismo ed anche negli ultimi convegni illustrati dalla rivista  hanno trovato il loro spazio. Del resto sono parole vuote che ne occupano poco, quindi entrano bene in qualsiasi tipo di ragionamento, col rischio che alla fine arriva la solita soluzione nel solito “portale” di informazione turistica “perché il web è la nuova frontiera del turismo”. Qualche tempo fa invece il risultato era la formazione di qualche “pacchetto” da portare nelle “fiere”.
Per fortuna, stavolta nulla di tutto questo.

A parte i giochi di parole, che sicuramente valgono per altre località italiane, segnali di diverso tono ci sono, sia in senso positivo che negativo.

Sempre su Maremma Magazine, giustamente nell’editoriale si fa riferimento ad una cabina di regia atta a coordinare una politica di promozione ed azione per il nostro territorio. Ma proprio dal lato della promozione territoriale è accaduto in questi anni tutto il contrario. A causa di una coperta sempre più corta di risorse pubbliche sono state chiuse le APT di livello provinciale per accentrare tutto su Toscana Promozione; le Provincie son state ridimensionate nelle competenze e le Camere di commercio nelle risorse. Tutto ciò col rischio che i vari Comuni, ognuno per sé potesse attivare una propria politica di promozione, ma anche qui c’ha pensato la spending review.

(nota polemica) E poi basti pensare che, in un periodo in cui si parla tanto di opendata, non si riesce a fare una cosa facile facile come quella di avere dati statistici in tempo reale sui vari flussi turistici che arrivano e pernottano nelle nostre zone, sia perché gli operatori non inviano i propri dati, sia perché non è stato approntato un sistema un tantino più efficace. (fine della nota polemica)

Mentre un esempio positivo è la rete dei Maremmans, un insieme di volontari che raccontano il territorio della provincia di Grosseto sul web.

E cioè, parole nuove, meno altisonanti di quelle di cui sopra: “rete”, non solo quella web ma anche quella associativa (offline) di soggetti che condividono le stesse passioni; “semplicità”, nell’obiettivo, ad esempio, di attivare conversazioni online sui tanti aspetti di un territorio; “conoscenza”, nel senso più ampio del termine e cioè nel senso di conoscere il territorio, di saperlo divulgare, di avere competenza negli strumenti che si utilizzano.

Del resto di quanto sia facile propagandare un luogo dove la qualità della vita è alto, era stata un’idea già espressa in queste pagine (la semplicità delturismo 2.0). Un concetto questo che vale per una destinazione come per un’azienda ricettiva, perché se la qualità del proprio prodotto è il contenuto della nostra comunicazione, i nostri ospiti sono i nostri naturali promoter. Non è il passaparola il migliore dei mezzi di promozione?

Dal lato del singolo operatore turistico privato, dobbiamo infine aggiungere altre due parole: “cultura” e “accoglienza”. Termini questi che hanno significati molto più profondi, molto più di valore, molto impegnativi e probabilmente proprio per tali motivi che c’è più difficoltà a pronunciarli.
Non c’aspettiamo che sarà un cambio di vocabolario a risolvere chissà quali problemi, ma un cambio di prospettiva, quello sì. È necessario.

Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

3 commenti:

  1. Visto che sono d'accordo sulla tua analisi sull'utilizzo delle parole e in generale la tua visione del turismo locale NON lascerò un commento.
    Raffaella

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    1. Cara Raffaella,
      non so se queste affermazioni faranno bene alla tua reputation ;)

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    2. decisamente Si senza se e senza ma!! ;-)

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