A fine anno di solito si traccia un
resoconto di quanto è accaduto nell’anno in via di conclusione oppure si tenta
una previsione dell’immediato futuro.
Questo rituale viene svolto in tutti i campi, ma il settore del turismo online ha acquistato un po’ di
vetrina grazie a due notizie recenti: Booking.com che modifica i termini circa la
parity rate e Tripadvisor che viene multato.
Iniziamo però con una premessa da
fare sullo stato del turismo italiano.
Da una parte infatti ci sono buonenotizie sui movimenti turistici: l‘Unwto
barometer (il report statistico dell’Organizzazione Mondiale del Turismo)
registra il 2014 come l’anno record per il turismo, che “è destinato a chiudersi con un volume di oltre 1,1 miliardi di
viaggiatori, segnando nei primi 10 mesi una crescita del 5%, superiore alle
aspettative degli analisti”.
C’è un gran movimento fuori dai
nostri confini, dentro i quali, tuttavia, non si riesce ad approfittarne. Anzi,
chiudono le strutture più
direttamente dedicate al turismo: secondo Confesercenti le imprese per alloggio
e ristorazione sono diminuite nel
2014 rispetto all’anno precedente di 12.257 in Italia, di 1.010 in Toscana e di
76 in Maremma.
E’ vero che non bisogna mai fare di
tutta l’erba un fascio. Ci sono sicuramente settori più specifici nell’ambito
turistico che vanno controcorrente rispetto all’arretramento generale, come ad
esempio nei viaggi di lusso dove l’Italia
surclassa tutti, secondo una recente ricerca di SHL (Small luxury hotels of the
world). Resta purtroppo il fatto che il made in Italy è nei sogni di tutti (vedi Turismo e Made in Italy, ancore di salvezza),
ma nelle realizzazioni (nel senso materialistico del guadagno – o revenue
per i più sofisticati) di altri; e finché il sistema italiano (non quello
turistico ma nazionale) non si sblocca, nulla
può cambiare (vedi Il turismo non esiste).
Spostandoci sul campo delle
opportunità offerte dal mondo della Rete,
leggere che si voglia
costruire una OTA (agenzia di viaggio online) nazionale
ormai non fa più stupire. Magari rassegnare si, considerato che sarà l’ennesimo
errore (con spreco di denaro pubblico annesso) già fatto in alcuni livelli
regionali, provinciali e talvolta comunali per fare la concorrenza a
intermediari mondiali dal patrimonio pari a sistemi economici di alcuni stati.
In realtà sembrava cambiato
qualcosa, quando Booking.com ha
proposto (vedi [(dis)im]parity rate)
di concedere agli hotel di vendere a tariffe diverse da quelle indicate nel
loro sito. Con una piccola clausola, perché la parity rimanga con i prezzi
offerti direttamente dal sistema di prenotazione di proprietà degli alberghi. E’
divertente pensare che magari questa idea la possa proporre anche Expedia. Una situazione da corto
circuito tariffario, destinata, comunque la si veda, a non modificare i
rapporti tra gli operatori e le potenti agenzie online.
Una situazione, invece, sembra si
stia modificando tra questi ed altri grandi attori del web. Schematizzo per
semplificare:
Booking.com nasce come
OTA e nel tempo ha aggiunto le recensioni con possibilità di risposta da parte
degli operatori, e una sorta di grande guida per decidere dove andare (basta
infatti inserire i propri interessi e il “portalone” propone alcuni consigli);
Expedia non è da
meno, benché il “cosa fare” è un po’ meno attrattivo;
Trivago è un
metamotore che mette a confronto le tariffe degli hotel e fa una sintesi delle
varie recensioni online, dando la possibilità di farlo direttamente sul proprio
sito (anche qui con risposta);
Tripadvisor nasce come
un grande contenitore dei giudizi dei viaggiatori su hotel, ristoranti,
destinazioni e attrazioni, con possibilità di risposta e ultimamente offre
tariffe di voli, mette a confronto le singole tariffe degli hotel, dà la
possibilità di prenotare la struttura e naturalmente è di per sé una immensa
guida;
Google nasce come
motore di ricerca, ma con l’implementazione di tantissime funzioni ha prodotto
hotel finder, comparatore di prezzi con possibilità di prenotare anche
direttamente la struttura prescelta, le local page dove trovare la posizione
dell’hotel e le sue recensioni.
Tutti questi operatori hanno
naturalmente le proprie applicazioni per il mobile con geolocalizzazione
delle offerte.
In pratica ognuno di questi è nato
con una sua specificità e nel tempo ha ampliato il ventaglio di opportunità per
il navigatore, diventando un po’ più simile
agli altri.
E se anche altri attori si
affiancheranno a questi (vedi Amazon) non potranno che assomigliarsi un po’
anche loro, con la necessità di aumentare gli sforzi verso due direttive. La
prima è il mobile che sta sempre più aumentando il proprio mercato e l’altra la
personalizzazione delle ricerche.
Già su questa Mr G la fa da padrone
profilandoci di continuo così da modellare gli avvisi pubblicitari su misura,
ma anche il Gufo sta facendo la sua
parte proponendoci classifiche personalizzate di strutture in base alle nostre
recensioni e a quelle dei nostri amici (di Facebook).
Assistiamo quindi ad una sorta di
omologazione di questi grossi calibri.
(Per capire la forza dei grandi attori del turismo online, la classifica delle impressions in USA pagate a google tramite adwords) |
Recente è la notizia della sanzione di 500
mila Euro a Trip da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
per scorrettezza della pratica commerciale realizzata consistente “nella diffusione di informazioni ingannevoli
sulle fonti delle recensioni, pubblicate sulla banca dati telematica degli
operatori, adottando strumenti e procedure di controllo inadeguati a
contrastare il fenomeno delle false recensioni. In particolare, TripAdvisor
pubblicizza la propria attività mediante claim commerciali che, in maniera
particolarmente assertiva, enfatizzano il carattere autentico e genuino delle
recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano
sempre attendibili in quanto espressione di reali esperienze turistiche.”
In realtà il claim principale è
stato un po’ cambiato, spostando l’attenzione dall’essere il più grande portale
di recensioni ad essere il più grande portale di viaggi.
E’ vero anche che quel 10% circa di false recensioni potrebbero essere
limitate ancor di più con strumenti maggiormente attenti.
Un esempio tra tutti sarebbe quello
di non permettere più l’anonimato agli autori dei commenti, ma questo
cambiamento comporterebbe una grossa modifica delle procedure di gestione.
Perciò, possiamo pure non aspettarcelo,
perché magari al Gufo conviene pagare anche un’altra multa.
Ci sarebbe infine il tema dei Big Data, questa mole enorme di dati e
informazioni che, se non ben gestita, rischia di farci affogare nel mare della
rete. Tuttavia su quest’argomento invito a leggere “Più dei Big Data serve la Big Idea” di Massimo Chiriatti, che
spiega bene come serva un metodo di gestione, altrimenti il rischio è di perderne l’opportunità.
In definitiva, cosa dovremmo
aspettarci dal 2015?
Nulla, stiamo solo con le antenne
sempre attente.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo