lunedì 7 ottobre 2013

La Semplicità del Turismo 2.0


Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza. Carlo Petrini – Slow Food

Cosa c’è di più dannatamente semplice nelle parole del fondatore di Slow Food e Terra Madre? E quindi cosa c’è di più semplice che fare accoglienza o rendere una destinazione ospitale e quindi attrattiva verso il mondo del turismo?

La frase di Petrini fa ripensare a quando la vita era meno frenetica, con meno tecnologia, ma più schietta e “vera”. Il marketing che aveva come obiettivo-target il cliente, con una comunicazione unilaterale (dall’azienda verso il mercato) ha creato strati di illusione sui prodotti turistici o magari dei sogni che non si sono avverati, mentre la genuinità dei luoghi andava disperdendosi.

L’avvento di internet e del web 2.0, con il passaparola online, hanno dato un ruolo centrale all’ospite che non è più destinatario della comunicazione ma soggetto attivo nella comunicazione, smascherando quei sogni o quelle illusioni che una brochure ben fatta creavano agli occhi e disgregavano nella realtà.

Magari è un concetto forte, ma questa trasformazione, ancora in atto, “costringe” gli operatori all’etica, a promuovere e vendere ciò che effettivamente il prodotto è. Questo vale per un’impresa turistica come per una località turistica, i cui destini sono fortemente intrecciati.

Come dice il Petrini, il turismo “parte dai cittadini residenti”, perché l’esperienza che il turista cerca in un luogo è socializzazione, quella reale non online, perché l’uomo è un animale sociale. In questo bisogna aggiungere, che le capacità della comunità ospitante ad accogliere, come la qualità della vita, non dipendono soltanto da fattori economici, ma anche dalla questione culturale. Il grado culturale di una comunità è misurato dal modo in cui si mantengono in vita le tradizioni e si tramanda il sapere locale (storia, folklore, costumi, gastronomia, ecc.) di generazione in generazione e da quanto la stessa comunità riesce a fare e ad agire come corpo unico verso comuni obiettivi. Insomma deve saper fare rete sia per mantenere vivi i nodi della propria storia sia per avere una visione al futuro.

Del resto la frase di Petrini ha un suo “retroterra” immenso che raccoglie il concetto di rete e quello di “co-produttori”, con cui si intendono i consumatori. In uno dei suoi libri, “Terra Madre, come non farsi mangiare dal cibo”, Petrini propone questa alleanza non solo tra produttori ma tra produttori e consumatori, dando un valore politico al cibo ed al suo consumo. Terra Madre infatti è una associazione mondiale di agricoltori, di comunità del cibo, di piccoli lavoratori della terra, insomma una grande comunità dove circolano esperienze e idee nella diversità delle genti e delle tradizioni. E nel suo manifesto, il fondatore di Slow Food propone che i consumatori diventino co-produttori, nel senso di consumatori responsabili, che utilizzano correttamente l’energia, sono contro gli sprechi, conoscono le stagioni e i relativi prodotti autoctoni, tutto questo a favore delle produzioni locali.

E’ chiaro che non si può in poche righe descrivere compiutamente tutto il pensiero di Terra Madre, ma i concetti di rete e di consumatore protagonista si sovrappongono nel sistema turistico 2.0, con quelli di internet e di ospite/soggetto attivo nella rete e nella comunicazione. E la frase a cappello di questo post è la naturale intersezione (o contaminazione) dei due mondi.

E non è di una semplicità disarmante ciò che ci dice Petrini sul turismo?

Si, però….


La semplicità è la sofisticazione suprema. Leonardo Da Vinci

P.S.: a proposito di felicità, mi piace citare (e invitarvi a vedere) l’esempio delle Fiji, riportato da Officina Turistica: “un popolo felice è di per sé una destinazione”, a conferma, se ce ne fosse bisogno delle parole di Carlo Petrini.

Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

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