Il turismo del futuro? Parte dai cittadini
residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici,
dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di
conseguenza. Carlo Petrini – Slow Food
Cosa
c’è di più dannatamente semplice
nelle parole del fondatore di Slow Food e Terra Madre? E quindi cosa c’è di più
semplice che fare accoglienza o
rendere una destinazione ospitale e quindi attrattiva
verso il mondo del turismo?
La
frase di Petrini fa ripensare a
quando la vita era meno frenetica, con meno tecnologia, ma più schietta e “vera”.
Il marketing che aveva come obiettivo-target il cliente, con una comunicazione
unilaterale (dall’azienda verso il mercato) ha creato strati di illusione sui
prodotti turistici o magari dei sogni che non si sono avverati, mentre la
genuinità dei luoghi andava disperdendosi.
L’avvento
di internet e del web 2.0, con il passaparola
online, hanno dato un ruolo centrale
all’ospite che non è più destinatario della comunicazione ma soggetto attivo
nella comunicazione, smascherando quei sogni o quelle illusioni che una brochure
ben fatta creavano agli occhi e disgregavano nella realtà.
Magari
è un concetto forte, ma questa trasformazione, ancora in atto, “costringe” gli
operatori all’etica, a promuovere e vendere
ciò che effettivamente il prodotto è.
Questo vale per un’impresa turistica come per una località turistica, i cui
destini sono fortemente intrecciati.
Come
dice il Petrini, il turismo “parte dai
cittadini residenti”, perché l’esperienza che il turista cerca in un luogo
è socializzazione, quella reale non
online, perché l’uomo è un animale sociale. In questo bisogna aggiungere, che
le capacità della comunità ospitante ad accogliere, come la qualità della vita,
non dipendono soltanto da fattori economici, ma anche dalla questione culturale. Il grado culturale di una
comunità è misurato dal modo in cui si mantengono in vita le tradizioni e si
tramanda il sapere locale (storia, folklore, costumi, gastronomia, ecc.) di generazione
in generazione e da quanto la stessa comunità riesce a fare e ad agire come
corpo unico verso comuni obiettivi. Insomma deve saper fare rete sia per
mantenere vivi i nodi della propria storia sia per avere una visione al futuro.
Del
resto la frase di Petrini ha un suo “retroterra”
immenso che raccoglie il concetto di rete e quello di “co-produttori”, con cui
si intendono i consumatori. In uno dei suoi libri, “Terra Madre, come non farsi
mangiare dal cibo”, Petrini propone questa alleanza non solo tra produttori ma
tra produttori e consumatori, dando un valore politico al cibo ed al suo consumo. Terra Madre infatti è una
associazione mondiale di agricoltori, di comunità del cibo, di piccoli lavoratori
della terra, insomma una grande comunità dove circolano esperienze e idee nella
diversità delle genti e delle tradizioni. E nel suo manifesto, il fondatore di
Slow Food propone che i consumatori diventino co-produttori, nel senso di consumatori responsabili, che
utilizzano correttamente l’energia, sono contro gli sprechi, conoscono le
stagioni e i relativi prodotti autoctoni, tutto questo a favore delle
produzioni locali.
E’
chiaro che non si può in poche righe descrivere compiutamente tutto il pensiero
di Terra Madre, ma i concetti di rete
e di consumatore protagonista si sovrappongono nel sistema turistico 2.0,
con quelli di internet e di ospite/soggetto
attivo nella rete e nella
comunicazione. E la frase a cappello di questo post è la naturale intersezione
(o contaminazione) dei due mondi.
E
non è di una semplicità disarmante
ciò che ci dice Petrini sul turismo?
Si,
però….
La
semplicità è la sofisticazione suprema. Leonardo Da Vinci
P.S.:
a proposito di felicità, mi piace citare (e invitarvi a vedere) l’esempio delle Fiji, riportato da Officina
Turistica: “un popolo felice è di per sé una destinazione”, a conferma, se ce
ne fosse bisogno delle parole di Carlo Petrini.
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