domenica 27 ottobre 2013

Da Petrini a Farinetti al turismo, il piacere come soluzione della crisi

Senza voler affrontare tematiche sulla politica (più o meno) d’attualità, l’intervento conclusivo della seconda giornata alla Leopolda (il raduno dei seguaci di Matteo Renzi), di sabato 26 ottobre, ha affrontato il tema della coscienza civica, non solo riferito alla politica, ma a tutti gli italiani; è stato Oscar Farinetti, l’imprenditore inventore di Eataly, ad utilizzare queste due parole per individuare un disegno di prospettiva futura per la politica italiana. Prescindendo dal recinto politico e partitico a cui evidentemente si voleva riferire, prendiamo solo i concetti-chiave espressi da Farinetti.

La premessa è la crisi nazionale che stiamo vivendo, ma soprattutto l’impasse in cui il sistema paese si è “incriccato” senza trovare una via di uscita: quale la soluzione per uscire da questa situazione? Una soluzione semplice, a detta dell’ideatore di Eataly: “se il singolo cittadino non ha coscienza civica questo paese non si smuove”. E non si riferiva soltanto al singolo, ma di conseguenza alle associazioni di categoria, alle parti sociali, ai gruppi perché in questo momento di crisi tutti stanno egoisticamente difendendo i propri interessi di parte. Serve invece un rinnovato senso civico che prevalga nelle scelte di tutti (dal governo ai cittadini, passando per gli enti intermedi) al contrario del corporativismo imperante. Come invertire questa tendenza? Col buon esempio che le istituzioni devono dare, diventando un obiettivo di governo. Se il cittadino vede buoni esempi che arrivano da chi li amministra, la coscienza civica prenderà facilmente piede tanto che diventerà un vero e proprio piacere. “In America uno che non paga le tasse non cucca”, questa l’idea di Farinetti. Il piacere quindi come elemento trainante di una vera e propria azione politica (nel senso più alto del termine) con un obiettivo di breve termine quale quello del ritrovamento del senso civico e un obiettivo di più lungo termine quale quello di uscire dalla crisi.

Il tema del piacere come sfondo di una strategia per cambiare uno status quo ricorre anche nei pensieri di un altro personaggio, già preso ad esempio in questo blog: Carlo Petrini, patron di Slow Food e Terra Madre.
Del resto Farinetti e Petrini hanno già un grosso punto di contatto grazie proprio alle loro "creature", rispettivamente Eataly e Slow Food, e quello del piacere è solo una conferma.
Già nel libro del 2009 su “Terra Madre”, Petrini individuava nel piacere un diritto di tutti i popoli come chiave per “non farci mangiare dal cibo”. Il piacere alimentare permette di scegliere con consapevolezza, senza demandare ad altri la scelta del cibo, evitando così l’omologazione dei prodotti e del gusto.

Il diritto al piacere, infatti, è uno dei pilastri su cui fonda l’ultimo documento congressuale 2010-2014 dell’associazione italiana di Slow Food, “Le conseguenze del piacere”, dove si legge, tra l’altro: “Il piacere è una condizione dell’impegno e viceversa. Perché c’è del piacere nell’essere impegnati, mentre l’impegno dà la possibilità di continuare a provare piacere […] impegnarsi per un mondo sostenibile è un’attività piacevole, che presuppone il piacere e non ha a che vedere con rinunce o mortificazioni dei sensi […] il piacere non è elitario e non ha nulla a che vedere con gli eccessi, ma piuttosto ha a che fare con la misura, con quel buon senso che si dovrebbe applicare in tutti i momenti della nostra vita”.

Concetti quindi che vanno a braccetto con la considerazione da cui siamo partiti in questo post, e cioè che la soddisfazione nello svolgere anche dei compiti impegnativi è un motore che può attivare un circolo virtuoso.

E l’appagamento crea azione, come avevamo affermato, trattando uno dei tanti temi del web marketing turistico, a riguardo del rapporto tra reputazione e soddisfazione (vedi post di luglio). 

L’importante è che l’azione che ne consegue sia sul binario giusto, quello del buon senso o dell’educazione civica, basi a loro volta del recupero del nostro sistema nazionale, che oggi sembra a corto, non solo di produzione e lavoro, ma anche di idee e fantasia.

Il piacere, quindi, per il rilancio?     





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