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sabato 31 gennaio 2015

Ancora sul turismo maremmano nel 2014: focus su tre comuni

Come accennato nel precedente post (Traluci e ombre, il turismo maremmano nel 2014), affrontiamo per quanto possibile un approfondimento “territoriale” sui flussi turistici verso la nostra Maremma.
Se i vari indicatori sui movimenti turistici, basati su tutta la provincia, fanno la media delle
diverse destinazioni, entrando un po’ più nel dettaglio si può vedere meglio dove l’orizzonte è più roseo e dove più scuro, rispetto al quella stasi un po’ grigia che i dati globali ci hanno fornito.
Certo che sarebbe stato più interessante e compiuto se anche l’amministrazione provinciale fosse più “open”, rendendo cioè pubblici (e online) i dati e le informazioni che elabora, in questo caso, per competenza amministrativa. Le statistiche sui flussi turistici di un territorio, provinciali e comunali, non sono soltanto numeri su cui fare comunicati stampa a favore o contro determinate situazioni, ma offrono uno strumento per capire le tendenze del mercato turistico, cosa utile anche ai singoli operatori.
Ma tant’è!, accontentiamoci di quanto esce sulla stampa web su Orbetello, Manciano e Monte Argentario. Tre comuni che rappresentano rispettivamente il 20,66%, il 3,40% ed il 3,02% del movimento turistico provinciale, oltre che avere caratteristiche sia attrattive che di offerta strutturale diverse.





Premesso che purtroppo non abbiamo disponibile la scomposizione dei flussi tra italiani e stranieri, partiamo sempre dal presupposto che è preferibile tenere in maggiore considerazione il periodo estivo (da giugno a settembre), che rappresenta l’88,91% ad Orbetello, il 54,23% a Manciano, il 72,30% all’Argentario. Ciò valga sia per dare la stessa valenza temporale ai dati, sai perché rappresentano il periodo “con più carne al fuoco”, sia per escludere gli ultimi due mesi dell’anno che sono notoriamente meno affidabili alla data di pubblicazione del presente post.
La prima cosa che emerge su tutto è che rispetto alla “grigia” stabilità del flusso medio provinciale, i tre comuni hanno un diverso comportamento. Infatti, sia rispetto al dato annuale che a quello stagionale, Orbetello sorride, mentre gli altri due comuni hanno segni negativi.
Addirittura nel comune lagunare l’aumento delle presenze annuale è superiore a quello estivo (+6,22% e +5,90%). Manciano invece sconta pesantemente le alluvioni subite (-13,50% e -8,45%), mentre l’Argentario sconta la propria struttura dell’offerta turistica (-9,77% e -11,73%).
Osservando la distinzione tra le strutture alberghiere e quelle extra-alberghiere per tutti e tre i comuni, emerge lo stesso trend della maremma. A Orbetello infatti è per le strutture alberghiere che sia le presenze (-4,55% in estate) sia la permanenza media (-6,55%) subiscono una diminuzione. Segno meno più pronunciato all’Argentario: -16,33% per le presenze e -10.91% per il soggiorno medio. A Manciano la decrescita è su tutti i numeri, ma più pronunciata per gli hotel: -11,06% per le presenze e -9,41% per la permanenza, mentre il comparto extra segna rispettivamente -6,77% e +3,85% (l’unico segno “più” nel comune termale).
Se quindi chi è approdato in Maremma ha preferito soggiornare in campeggio, in un villaggio o in un affittacamere, si comprende come nel territorio orbetellano, dove l’offerta per l’86,19% (sui posti letto) è caratterizzata dall’extra-alberghiero, ne è conseguito un consistente incremento dei movimenti turistici. Mentre all’Argentario, dove prevale l’offerta alberghiera (58,79% sul totale dei posti letto) e di un livello mediamente alto, la presenza turistica ha segnato una importante contrazione (ebbene sì, ci sono i dati dell’offerta, ma solo a livello assoluto, senza tener conto degli effettivi giorni di apertura che ci avrebbero potuto dare elaborazioni più precise come l’occupazione media…).

Comunque anche in questo caso, si ribadisce come l’hotellerie maremmana non è riuscita a stare al passo di questo momento storico.
Sarà solo un problema di prezzo in senso assoluto o di rapporto qualità/prezzo?




 Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo 

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Aggiornamento: i dati ufficiali di tutti i comuni pubblicati il 2 marzo 2015 - clicca qui

giovedì 22 gennaio 2015

Tra luci e ombre, il turismo maremmano nel 2014

Di questo periodo nel 2014 venivano rese note le performance positive dei flussi turistici in Maremma (I numeri positivi del turismo in Maremma Toscana) e, grazie anche a riconoscimenti nazionali ed internazionali, si intravedeva un orizzonte rosa, o quantomeno roseo.
Durante la stagione balneare, il colore è poi diventato plumbeo, come le nuvole di pioggia
che si sono addensate proprio nei mesi estivi, e non si è persa l’occasione di prendersela con le previsioni meteo, le condizioni atmosferiche e l’immancabile crisi. Tant’è che a novembre si registrava una profonda crisi di parole o forse oggi possiamo meglio dire, restando sulla terminologia metereologica, un vortice da cui non si trova via d’uscita. Si paventava, proprio a fine stagione balneare, che il turismo nel nostro territorio non fosse andato benissimo e contemporaneamente ci si ingarbugliava nelle azioni da mettere in campo per migliorare la situazione (Maremma e Turismo: crisi di parole).
Dai dati statistici forniti dall’Ufficio statistica dell’amministrazione provinciale di Grosseto (vedi anche il Giunco.net "Turismo, aumentano gli arrivi ma calano le presenze") si rileva infatti una stasi di quello che, invece, sembrava potesse diventare un momento di sviluppo.

Di seguito vengono proposti i dati di sintesi degli arrivi e delle presenze delle strutture alberghiere, extra-alberghiere e totali, distinte tra italiani e stranieri, con l’aggiunta naturalmente del dato globale e delle permanenze medie. Inoltre sono stati elaborate le stesse informazioni relative ai mesi estivi (giugno, luglio, agosto e settembre), quei mesi dove si registra circa l’80% del turismo in maremma (più precisamente l’83,87% delle presenze italiane totali e il 79,16% di quelle straniere, nel 2014): il momento, quindi, più significativo dell’anno, sia in termini statistici che economici, e che non dovrebbe essere inficiato da errori di rilevazione (i dati ancora non possono dirsi definitivi perché per gli ultimi mesi dell’anno  - ancora a gennaio – non tutti gli operatori hanno inviato i modelli statistici).






A livello complessivo non sembra che sia andata poi così male. Proprio se si pensa alla provvisorietà di rilevazione di novembre e dicembre 2014, quel -0,69% di variazione delle presenze totali significa una stabilità di fondo. Anzi, d’estate addirittura c’è un +1,09%, con gli italiani che, pur di poco, aumentano e gli stranieri che si concentrano nei 4 mesi di metà anno (+3,31% d’estate a fronte di un -3,31% rapportato all’anno). Anche sul fronte degli arrivi la tendenza segna miglioramenti, a discapito però della presenza media che ne risente, a livello annuale in maniera più consistente. Nulla cambia invece nella composizione dei flussi turistici: la presenza italiana nel 2014 è rimasta naturalmente la preponderante con il 70,78% sul totale.

Variazioni più ballerine col segno meno, ci arrivano nel comparto alberghiero maremmano, dove a fronte di maggiori arrivi, le presenze variano in senso contrario. Focalizzando l’attenzione solo sui mesi estivi, ad esempio, gli italiani arrivano di più (+2,37%) ma stanno meno (-4,65%) stabilendo la permanenza media in 3,98 giorni a fronte dei 4,27 del 2013, tornando ai livelli 2012 (3,96 giorni).
Gli stranieri fanno peggio: da un lato un leggero aumento di arrivi (solo d’estate, mentre peggio fanno a livello dei 12 mesi con un -2,68%), dal altro frenano le presenze (-4,47% estivo). Insomma, hanno preferito pernottare meno nei nostri hotel.
Situazione, ovviamente, più stazionaria nel comparto extra-alberghiero che trascina su un livello di stabilità tutto il settore.
Infatti gli alberghi pesano meno a livello di flussi turistici (28,83% sul globale delle presenze 2014), tuttavia, sia per l’investimento immobiliare sia per una maggiore regolarità stagionale (basti considerare che le presenze alberghiere sono meno concentrate nei 4 mesi estivi: 72,24% contro l’86,65% dell’extra-alberghiero), hanno una valenza pesante nel sistema economico della provincia.
E purtroppo nel 2014 hanno rappresentato la zona in ombra del sistema turistico, tanto più se si pensa che la (di solito) maggiore organizzazione avrebbe dovuto far cogliere meglio quelle potenziali occasioni riguardanti la brand reputation della nostra destinazione di cui si parlava (bene) all’inizio dell’anno passato.

Sarà un problema di prezzi? Oppure è la Maremma che, nella sua immagine bucolica, attrae maggiormente ospiti in agriturismo e in campeggio?
Fatto sta che gli hotel in Maremma perdono la partita, e non possono neanche appellarsi al cattivo tempo.



Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

(o aspettate il prossimo post che farà da appendice)
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Aggiornamento: i dati ufficiali usciti il 2 marzo 2015 - clicca qui

giovedì 8 maggio 2014

Il barometro del Gufo: il tripbarometer 2014

Con una quantità di utenti così ampia e una struttura di marketing così sofisticata, i risultati dei sondaggi fatti da Tripadvisor non possono non essere di particolare interesse, quantomeno per capire le tendenze del mercato.

E’ chiaro che qualcosa vada preso con i piedi di piombo e comunque tenendo ben a mente chi è il suo promotore. Il sondaggio su viaggiatori e strutture ricettive più grande del mondo – questo è il sottotitolo – sembra farci trovare di fronte ad un qualcosa di immenso; in realtà, la nota in fondo, scritta come una clausola delle assicurazioni, recita: I dati sono stati raccolti tra febbraio e marzo 2014, attraverso un sondaggio online che ha coinvolto 10.370 rappresentanti di alloggi presenti nel database di TripAdvisor (i dati sono stati ponderati in egual misura tra i vari Paesi) e 50.637 utenti del sito web TripAdvisor e ricercatori online dell’istituto Ipsos che hanno analizzato i piani di viaggi online nell’ultimo anno, ponderando irisultati in base al profilo noto della popolazione online.

Il campione è sì considerevole, ma non così mondiale.

Come tutti i sondaggi, ed a maggior ragione con questo, quello che conta sono le tendenze e secondo il Gufo l’entusiasmo supera il pessimismo, anche nel nostro Paese. Difatti, la percentuale dei viaggiatori, sia per il mercato interno che quello internazionale, è destinato ad aumentare, in linea con quanto accade nel pianeta. I viaggi invece hanno una tendenza diversa, sia in Italia che nel mondo: quelli nazionali si prevedono in diminuzione (-3% Italia, -2% Mondo), quelli internazionali in deciso aumento (+6% Italia, +7% Mondo).

A livello di soldi, il sondaggio vuol offrirci un orizzonte roseo perché mette in evidenza che il 12% degli italiani preveda un aumento del budget per i viaggi nel 2014 (e gli altri?), però poi la spesa media sarà pari a $ 4.178 contro i $ 4.258 dell’anno prima. A livello globale si passerà invece dai $ 5.955 del 2013 ai $ 6.136 previsti.

Interessante, invece, la comparazione con quello che pensano gli operatori: il 64% crede che il clima economico nazionali influisca ancora sulle spese di viaggio, ma il 50% ha fiducia di ottenere un buon fatturato per l’anno in corso, considerando, tra l’altro che solo il 27% ha aumentato le tariffe (contro il 52% a livello mondiale).
Le aspettative risultano sensibilmente migliorate rispetto allo stesso sondaggio svolto a metà del 2013, quando si rilevava che gli albergatori fiduciosi erano un terzo, mentre ad aumentare i prezzi erano il 19%.
Alla fine, da noi, sembra che siano ottimisti per il futuro più gli operatori che non i viaggiatori.

Riguardo alle mete, i viaggi all’estero preferiti dagli italiani sono la Francia, come destinazione effettivamente visitata, e gli USA e l’Australia, come destinazioni desiderate.
Per la domanda mondiale, sono gli USA la meta effettivamente più visitata, mentre l’Australia e l’Italia sono indicate come le principali ‘dream destination’. In particolare sono gli americani, i brasiliani, i messicani ed i russi ad avere come sogno nel cassetto la nostra penisola. Tra l’altro questo è sicuramente un dato che conferma quanto diceva Google alla BTO, cioè le ricerche sull’Italia e il made in Italy.


Riguardo alla tipologia di vacanza la spiaggia vince su tutti (36%), segue la cultura (32%), imparare qualcosa di nuovo (28%), le città (21%) e il cibo (20%).
Inutile dire quali fattori influenzano maggiormente la scelta della struttura da prenotare: sia i viaggiatori (89%) che gli albergatori italiani (95%) ritengono che le recensioni online siano fondamentali. E anzi nel report globale è proprio Tripadvisor (guarda caso) la fonte d’inspirazione e di influenza maggiore. Segue il passaparola offline.


Più interessanti le tendenze di uso del canale di prenotazione divise per nazione: nei paesi asiatici, anche se l’online (da pc) è meno utilizzato, prende piede il mobile (smartphone e tablet). L’Italia sempre un po’ indietro nell’uso delle tecnologie tra i paesi occidentali. Almeno per il processo di booking. Se diamo uno sguardo ai servizi che possono influenzare la scelta di una struttura, è proprio il wifi gratuito, sia per i viaggiatori (65%) che per gli albergatori (83%) al primo posto. Dato in linea con l’opinione del campione mondiale. Seguono colazione e parcheggio. In evidenza il minibar che per il 63% dei viaggiatori di tutto il mondo, se ne può fare a meno.

Tutti ireport possono essere trovati qui, con l’accortezza di depurarli un po’ dagli occhi del gufetto.



Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo


sabato 1 marzo 2014

E-commerce, Italia sempre indietro.

Già in altri post ci siamo occupati di e-commerce e tutte le volte che ci siamo trovati a confrontare il nostro paese con gli altri, lo abbiamo trovato sempre tra i fanalini di coda (vedi ad esempio "European digital behaviourstudy 2013: l’e-commerce")
In questo nuovo studio che fa il punto sull’utilizzo dell’e-commerce nei 28 paesi dell’unione europea, l’Italia continua a mantenere il suo grado di arretratezza rispetto, non solo ai paesi più sviluppati (quelli del G8 per intenderci), ma anche in confronto a tutti gli altri. L’analisi è stata elaborata dal Centro Studi di MMOne Group ed ha utilizzato i dati di Eurostat.
L’obiettivo della ricerca è quello di capire quanto i paesi europei sfruttano la piattaforma online per il commercio rispetto ai canali tradizionali offline, sia dal lato delle imprese che da quello dei cittadini, confrontandoli tra loro. Sono stati infatti utilizzati alcuni indicatori per poi aggregarli e stilare una classifica. Se viene dato a 100 il valore al paese che usa di più l’e-commerce (la Danimarca) e 0 quello che viceversa lo usa meno (la Romania), l’Italia si attesta quart’ultima con uno scarso 14,2.



Nella fotografia di tutti i paesi il divario è “geografico”, una netta separazione, cioè, tra il nord e il sud dell’Europa.



Entrando più nello specifico e nelle ragioni di questa classifica, come detto, sono stati analizzati alcuni indicatori. Per le imprese i dati considerati sono state la percentuale di fatturato che deriva dall’e-commerce rispetto al totale, le percentuali di imprese che acquisiscono ordini e acquistano grazie alle reti informatiche e le percentuali di imprese che ricevono ordini e vendono tramite il proprio sito web,
Per i cittadini la propensione all’uso dello shopping online è stata misurata attraverso altre variabili, quali l’uso dell’internet banking, la percentuale di quanti hanno fatto acquisti online nell’ultimo anno e quanti lo hanno fatto su siti esteri, quanti acquistano viaggi online, software per pc e per videogame, e quanti vendono i propri beni e servizi.

Per avere in un unico colpo d’occhio il quadro di tutti queste variabili ho provato a sintetizzare nella seguente tabella, tenendo presente la media UE, il valore del primo classificato e quello del nostro paese:

  
Indicatori
Media
UE
Stato
1° classificato
Italia
Imprese
fatturato che deriva dall'E-commerce
15%
Rep. Ceca
24%
6%
ricevono ordini tramite reti informatiche mediate
16%
Danimarca
29%
6%
acquistano tramite reti informatiche mediate
34%
Danimarca
74%
35%
vendono tramite il proprio sito web
15%
Rep. Ceca
34%
11%
ricevono ordini tramite il proprio sito web
13%
Croazia
25%
5%
Cittadini
hanno fatto acquisti online nell'ultimo anno
44%
Svezia
74%
17%
hanno fatto acquisti online transnazionali nell’ultimo anno
11%
Lussemburgo
60%
5%
usano internet banking

40%
Finlandia
82%
21%
vendono online beni o servizi

16%
Slovenia
30%
8%
acquistano online software per computer
11%
Danimarca
27%
3%
acquistano online viaggi

24%
Svezia
56%
8%
acquistano online software per videogame
7%
Svezia
18%
1%

Come si vede, stiamo sopra la media europea soltanto grazie alle imprese che acquistano online, mentre in tutti i casi stiamo sempre lontano dalla nazione più virtuosa. E’ evidente che c’è un problema culturale di fondo, sia nel settore imprenditoriale che nel sociale, ancora restii ad utilizzare la rete, e quindi ad acquistare senza toccare e a mezzo di moneta elettronica.

E questo vale a prescindere dal problema della diffusione della banda larga, tema non affrontato in questa ricerca.
All’italiano medio il virtuale piace ancora poco, ma se ce lo facessimo piacere di più, magari si potrebbero aprire strade e stimoli nuovi per un’economia che annaspa (e viene da pensare al tema del Made in Italy, così tanto “ricercato” online – vedi  "Google sull'Italia (non) digitale" e "Le mie parole dal BTO 2013"), oltreché semplificarci la vita. 



Per approfondimenti, la ricerca è scaricabile qui.


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