mercoledì 25 gennaio 2012

Rotta sul #Giglio


(da www.ilpost.it)


Quel venerdì 13 gennaio dalle parti del sud della Maremma Toscana, ce lo ricorderemmo a vita, per quella che è stata una delle tragedie del mare che nessuno mai si sarebbe immaginato di vedere e molti di vivere.
Ma è stata anche, e in parte lo è mentre sto scrivendo, un grande evento di comunicazione mediatica, con tutte le contraddizioni in cui gli organi di informazione cadono inesorabilmente: qualunquismo, gossip, ricerca dello scoop a tutti i costi, il mostro in prima pagina, sensazionalismo, perdendo quindi l’obiettivo più concreto che dovrebbe essere quello di dare notizie.
Non si sono, però, sottratti ai difetti dei mass media tradizionali, i social network e i sociale media, a cui comunque si deve una maggior “vicinanza” all’evento, tanto che soprattutto nelle prime ore è stata la principale fonte d’informazione.
Le prime immagini sono, infatti, partite da Facebook grazie a utenti dell’isola e la notte è stata così raccontata quasi esclusivamente dai social network in attesa delle dirette dei canali tv all-news, prima stranieri (!) e poi italiani.

da facebook

Personalmente, ho seguito su Twitter, contribuendo in alcuni casi alla discussione grazie alla mia contiguità fisica all’isola, l’evolversi dell’onda comunicativa del naufragio della Concordia. Proprio su Twitter si sono “incontrati” nella discussione utenti comuni, professionisti della stampa, testate giornalistiche, sia cartacea che televisiva, creando un mix di dibattito, di opinioni, di notizie, tale che quel crogiolo di tweet era nello stesso tempo fonte (spesso non verificata) e destinatario di informazione. Un esempio tra tanti è stato quel video che riprendeva l’interno di una nave da crociera neozelandese mentre stava sbandando: moltissimi (io stesso) lo hanno condiviso e girato credendo fosse della Costa Concordia, e così anche i tg nazionali hanno divulgato una bella bufala.

google insight su "giglio"
La confusione delle notizie, unita alla voglia di essere l’”autore” della notizia sensazionale che pervade tutte le tipologie di social-utente, ha rischiato, e sta rischiando ancora, di dipingere un ambiente che sta compromettendo le sue caratteristiche di eccellenza naturale. Lo sanno sempre più persone (come si può vedere dalle ricerche della parola “giglio” su Google)  che tutta l’area dell’arcipelago toscano e dell’Argentario rappresenta un territorio dal paesaggio unico e che fa di questa risorsa insostituibile le fondamenta della sua economia turistica.
A 36 ore dalla tragedia, affianco alla drammatica contabilità dei dispersi e alle responsabilità del comandante, uno dei temi oggetto della discussione in rete era l’ambiente e l’alto rischio inquinamento. Dal rischio all’effettiva contaminazione ambientale, il passo può essere brevissimo, una sensazione o un’opinione o un sentimento può facilmente  diventare notizia, col risultato di fornire al mondo un’immagine di degrado ambientale delle nostre zone.

Ma la Rete ha espresso anche una grande emozione: dalla solidarietà ai naufraghi al grande cuore delle popolazioni del Giglio e di Porto Santo Stefano, dal coraggio dei soccorritori alle difficoltà della sicurezza a bordo della nave. Queste forti sensazioni, alimentate da immagini e video in continua “produzione”, hanno anche creato un sentimento di forte “vicinanza” al territorio e alle sue comunità. Tanto che ho trovato diversi esempi di di persone che hanno espresso il desiderio di voler passare le prossime vacanze nelle nostre zone. A prescindere dal flusso turistico del “dolore” e dei curiosi del breve termine (nel week end del 21-22 i traghetti per il Giglio hanno trasportato quasi tremila passeggeri in due giorni!), la carica emotiva dell’evento è stata così forte che nessuna azione di marketing territoriale avrebbe prodotto lo stesso risultato.

da facebook


Senza voler sembrare cinico, ma semplicemente realista, considerando in modo obiettivo il pur drammatico evento, queste conseguenze mediatiche hanno in sé, come detto sopra, rischi e opportunità. Rischi da contenere e controllare, opportunità da cogliere e sfruttare nel mercato turistico, con particolare riferimento al mondo del web 2.0 e dei social media. Mai come in questo momento, per l’arcipelago toscano, l’Argentario e tutta la costa Maremmana, il mercato è una conversazione in continua evoluzione da gestire e monitorare, naturalmente con tutto il rispetto del caso.

A questo punto del ragionamento, è d’obbligo il condizionale: sarebbe questo un compito da affrontare nell’ambito di una politica di marketing territoriale. Anzi, sarebbe stato opportuno un intervento di “emergenza” comunicativa per gestire e verificare notizie e flussi di informazione (anche emotiva) nei giorni, anzi nelle ore, immediatamente successivi al 13 gennaio.
Proprio in un momento come questo, purtroppo, (ci) è mancato e (ci) mancherà chi dovrebbe sovrintendere a questo delicato compito. Lo sapevamo prima e lo sappiamo adesso che la stretta sulla finanza pubblica ha ridotto le risorse sulla politica turistica regionale, ma a maggior ragione oggi tocchiamo con mano la mancanza di prospettiva e di visione al futuro su questa malaugurata scelta di tagli alla voce Turismo.



Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

martedì 24 gennaio 2012

Il logo del Gufo/aggiornamento



Piccolo aggiornamento sulle motivazioni del logo di Tripadvisor, trattato nel precedente post: se gli occhi a palla del gufo stilizzato stanno a significarne il controllo e, per certi versi, l’invadenza, i colori delle iridi non sono solo una scelta grafica. Uno, infatti, è verde, che è il colore predominante del brand, l’altro invece è rosso; forse perché si è voluto equilibrare un colore “freddo” con uno “caldo”. Ma anche a giustificare un’infiammazione o una semplice congiuntivite, sull’iride, appunto, rossa.
E in effetti qualche problema di svista c’è, se mi è arrivata una nuova mail dove il Gufo si congratula con me perché ho scelto, e quindi recensito, una struttura che rientra tra le premiate per il Traveller’s Choice 2012 - in pratica le migliori aziende dell’ospitalità, distinte in varie classifiche, generali o nazionali, in base a punteggi e giudizi generati dai milioni di utenti del portale.

Ne sarei onorato, se solo fosse vero. Ho seguito infatti l’invito a scoprire quale delle strutture che hanno avuto la fortuna di essere recensite dal sottoscritto, fosse in una qualche classifica; purtroppo il Gufo c’ha visto male.
E viene ragionevolmente da pensare che se non vanno a buon fine incroci di dati molto semplici (gli hotel recensiti dagli utenti con le classifiche), benché in quantità enormi, allora come è possibile controllare la veridicità delle recensioni stesse?
E come potrà a sua volta controllare i problemi che possono essere segnalati dagli utenti in merito alle singole recensioni (e cioè se infrange il regolamento, se è sospetta o se riferita ad una località sbagliata)?



Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

sabato 21 gennaio 2012

Il logo del Gufo



Forse sono un po’ ingenuo, ma alla fine ho capito il logo di Tripadvisor! questo gufo stilizzato con gli occhi a palla (uno con l’iride rossa e uno con l’iride verde). Lasciando stare la scelta del volatile, sono i grossi bulbi oculari su cui dobbiamo puntare l’attenzione, anche perché sproporzionati.
Cosa nasconde questa scelta grafica? Semplice, ci guarda, controlla cosa stiamo facendo sul suo sito e opera di conseguenza.
Avevo già notato che il Gufo, da un po’ di tempo a questa parte, verificava regolarmente i miei commenti lasciati sul sito con una piccola statistica su quanti lettori e da che nazionalità hanno avuto le mie recensioni, aggiornando quindi il mio profilo globale con tanto di distintivo. Il tutto inviato per mail.



E’ chiaro che c’è un implicito, e spesso neanche tanto, invito ad aggiungere altri giudizi, ma il Gufo si è rivelato un po’ troppo sfacciato chiedendomelo qualche giorno fa, di ritorno da una vacanza. In realtà la vacanza non l’ho fatta, ma avevo verificato la possibilità di voli verso una località del Brasile, anche su Tripadvisor. Ammetto che l’ho fatto per una certa praticità e per confrontare con altri portali e siti di compagnie aeree.
Il giorno dopo il mio ipotetico ritorno, ecco che il Gufo si ricorda di me e si preoccupa di chiedermi come è andato il viaggio, anche perché “ai viaggiatori piacerebbe saperlo”.


Certo, lì per lì, ti fa sentire importante perché il mondo vuol sapere della tua vacanza, ma poi ti pervade un senso di irritazione dato che non è stata fatta.
Non è certo una questione di privacy, almeno per quanto mi riguarda (chi va per questi mari, questi pesci piglia), tuttavia questo controllo così assiduo e costante dei propri utenti finalizzato alla ricerca pressante di recensioni, ha il suo rovescio della medaglia. Le nostre caselle mail sono sempre più interessate da newsletter, più o meno richieste, più o meno rilevanti, più o meno curiose. Il rischio è l’effetto contrario da parte di chi può sentirsi disturbato da questo tipo di azioni ripetute e “entranti”, soprattutto nel caso, come il mio, in cui si fa una richiesta senza fondamento reale, dando, tra l’altro, per scontato che quel viaggio l’avessi fatto davvero.
Inoltre, si conferma l’accusa che riceve da sempre Tripadvisor di non controllare le recensioni: avrei potuto fare una recensione negativa alla località turistica senza averci messo piede, e sarebbe stata assolutamente credibile visto che è stato il Gufo a chiedermela!
Quello che deve preoccupare gli operatori è il futuro se Trip dovesse mandare questo invito a recensire anche a chi cercherà dei semplici preventivi su strutture turistiche a mezzo del motore di ricerca del portale stesso.
A meno che, alla lunga, non prevalga il risentimento per aver “controllato” periodo e località della vacanza, con conseguente allontanamento dalla comunità del Gufo. Vedremo.

Intanto abbiamo (operatori e non) la possibilità di reagire alle singole recensioni. Al fondo di ogni recensione è ben visibile, infatti, la possibilità di commentare positivamente la recensione, meno evidente se abbiamo problemi con la recensione.


Il link “Problemi con questa recensione?” ci dà poi tre possibilità di problematica da segnalare. Insomma anche i controlli sono lasciati alla comunità, al mare magnum delle opinioni e non dell’obiettività (la recensione è dell'hotel Davanzati di Firenze, tra i top 25 del Traveller's Choice di Tripadvisor).

Di sicuro gli operatori dovranno (dovremo) avere gli occhi come il logo di Trip per controllare le sue azioni – e non solo in Rete, anche sulle carte di credito come spiega il buon Veltroni su Officina Turistica.


Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo