Curato da
Roberta Milano e Francesco Tapinassi, il libro è una guida per addentrarsi e “navigare” nel mondo della reputazione online, grazie anche ai
contributi di altri co-autori.
Definire il libro
come una guida non vuol sminuirne il valore, anzi sintetizza il lavoro di
ricerca e di studio sul fenomeno web 2.0 e sulle conseguenze per le
destinazioni e le imprese turistiche, fino a riportare consigli ed esempi pratici sulla gestione della online reputation.
Che si
tratti di un hotel, di un ristorante o di una località nulla cambia rispetto
all’esigenza di creare un giusto rapporto
qualità/prezzo nell’offerta turistica: sono cambiati e sono ampliati gli
strumenti con cui si forma e si comunica l’immagine dell’offerta turistica
stessa. Non dobbiamo farci sorprendere da questi cambiamenti, anzi vanno sfruttati al meglio. Anche quando
arriva la recensione negativa.
Il libro fa
il punto della situazione ad oggi di come il web abbia cambiato il mercato
turistico e di come continuerà a farlo: se per qualcuno è già difficile
comprendere le dinamiche del web, figuriamoci se lo si mette di fronte alla
geolocalizzazione e al mobile. Ma non bisogna scoraggiarsi, perché non è una
rivoluzione controllabile se si pensa ad una minaccia da cui difendersi,
diventa però gestibile se se ne
affrontano le dinamiche.
Un passaggio
del primo capitolo di Roberta Milano sintetizza in modo efficace l’evoluzione
in atto: “Nel passaggio dai pc fissi agli
smartphone l’attenzione preminente è spostata dall’informazione all’emozione,
dall’oggettivo al soggettivo, dalla razionalità all’esperienza. Non importa che
il viaggiatore si faccia artefice in prima persona di questa pancia che emerge
dai racconti o rimanga semplice spettatore, resta una legittima scelta. Pesa
invece il salto di piano narrativo in cui la comunicazione, attiva o passiva
che sia prende forma. Il mondo del turismo comincia ad occuparsi e preoccuparsi
della “brand reputation informativa”, relativa alle recensioni come tutti le
conosciamo, basate su pulizia, ingredienti, carta dei vini, frutta a colazione
o metri quadri della stanza. E’ importante: tardi – in Italia – ci siamo
purtroppo accorti che le persone commentavano e, sulla base dei commenti,
sceglievano […]. Tuttavia il parametro forse più importante rimane l’accoglienza,
un concetto antico che già dall’etimologia (raccogliere presso di sé) coinvolge
la sfera dell’affettività afferendo, in certo qual modo, a quella che io
definisco la “brand reputation emotiva” di cui pochi si interessano”.
Nel capitolo
(di Francesco Tapinassi) dedicato al SIRT
(Social Information Revolution in
Tourism) si delinea il quadro del mondo della reputazione online, offrendo,
numeri, analisi e spunti di riflessione su come gli attori del mercato
turistico non sono solo gli operatori ma sono diventati soprattutto i viaggiatori.
Si collega
come una sorta di appendice pratica il capitolo successivo (di Nicola Zoppi) dedicato
a 50 case histories di recensioni d’hotel,
esempi pratici di come si può o non si può rispondere a commenti positivi o,
soprattutto, negativi.
Di
particolare impatto, visto che si parla di “soldi”, il tema degli effetti della reputazione e della
gestione del web marketing sulle tariffe e quindi sul fatturato (di SergioFarinelli).
La
reputation viene poi analizzata (da Robi Veltroni) rispetto ad un altro
fenomeno nato dal web 2.0, e cioè il social
commerce, l’incontro tra il mondo dei social network e l’e-commerce: vere e
proprie community nate con lo scopo di fare acquisti in comune. La conseguenza
diretta è stata la nascita del couponing (vedi Groupon), aziende formatesi con
l’obiettivo di trovare (in alcuni casi creare) offerte vantaggiosissime e
girarle (a mezzo di newsletter) agli iscritti alle proprie mailing list. Il
prezzo, o meglio il fortissimo sconto, è la leva di questo sistema, che ha creato non pochi problemi alla
reputazione e, in alcuni casi, alla tenuta economica di alcuni operatori che
non ne hanno fatto un uso ponderato.
Nell’ultimo
capitolo (di Massimiliano Gini) si prende l’esempio della reputazione di una
destinazione turistica, un territorio a caso J, la Maremma e il suo Brand Index, presentato tra l’altro, all’ultima BTO di Firenze.
Ulteriori
esempi pratici vengono riportati nella parte finale, relativi a destinazioni
turistiche e ad imprese ricettive e ristorative.
L’utilità di
questo libro può essere apprezzata non solo da chi già affronta (o almeno ci
prova) le problematiche della web-reputation, ma soprattutto da chi non lo fa o
pensa che sia inutile farlo, perché comunque – e come si evince dal titolo (1)- c’è
bisogno di azione.
(1)Nota:
da Paolo Iabichino “Reputazione è
una parola che ha l’agire dentro il nome”
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo
Grazie, soprattutto per l'ultimo paragrafo che ci conforta sul taglio che abbiamo scelto e sugli obiettivi che ci eravamo posti.
RispondiEliminaIl libro fa comunque il punto della situazione, ma può anche essere letto come uno stimolo a fare e fare meglio - e c'è tantissimo bisogno nel turismo italiano. Grazie!
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