Dal primo di marzo prossimo entreranno in vigore le
nuove norme sulla privacy di Google:
in pratica tutti i servizi di Google
avranno un’unica normativa “più
semplice e intuitiva”, come è scritto nella presentazione. Peccato che non la legge nessuno.
Ammettiamolo sinceramente: quando apriamo un account o ci registriamo in qualsiasi sito o servizio
web, al momento di flaggare o
accettare la normativa sulla privacy e i termini di servizio, lo facciamo
automaticamente e clicchiamo velocemente sul tasto “prosegui” o “avanti”, senza
leggere niente.
Del resto la privacy è come l’acqua, ci accorgiamo
della sua importanza quando,
insaponati sotto la doccia, viene a mancare all’improvviso.
A maggior ragione se, sempre leggendo la
presentazione della nuova normativa, ci dicono che “la protezione della tua
privacy non è cambiata”, motivo in
più per non perderci troppo tempo.
Comunque, scorrendo la “notifica
di cambiamento”, Google, molto onestamente, ci informa
che sa tutto di noi e lo utilizzerà
per fini commerciali e pubblicitari.
Infatti, oltre ai dati che forniamo in modo volontario (quelli per registrarsi sui suoi servizi), Big G conosce i nostri dispositivi (pc,
ipad, iphone ed eventualmente anche il nostro numero di cellulare), tutti i
nostri log (come e quando
utilizziamo i suoi servizi, con quali browser e programmi, quali richieste
facciamo al motore di ricerca, ad esempio, ecc.), sa cosa stiamo facendo, dove
siamo (tramite il GPS, e a questo punto, dove andiamo) e come siamo (i nostri gusti, i nostri hobbyes, ecc.).
Insomma, se acquistate dei vestiti online,
potrebbero scoprire pure se negli ultimi tempi siete ingrassati.
Tutte queste informazioni
non rimangono chiuse nella memoria di Mountain View, ma possono essere fornite anche ad organizzazioni esterne
a Google (col consenso dell’utente), ad amministratori di dominio e – scrivono
– “alle affiliate o ad altre aziende o persone
fidate affinché li trattino per noi in base alle nostre istruzioni”. Quali
siano i criteri affinché si possa
rientrare tra le “persone fidate”, non viene indicato.
Va anche detto che si può entrare in alcune aree del pannello di controllo di Google, ad
esempio per visualizzare e modificare le preferenze relative agli annunci.
Ciccando qui si entra nel “Gestione
preferenze” e ognuno di noi può vedere con quali gusti ci hanno “profilato”
e di conseguenza quali tipi di messaggi pubblicitari ci fanno scorrere mentre
mandiamo una mail o leggiamo un blog (in particolare cliccate su "annunci sul web"). Se poi andiamo a modificare questi dati,
aiutiamo ancor di più la Big G ad indirizzarci meglio la pubblicità.
Del resto Google non è solo un motore di ricerca, è anche:
§ una mail (Gmail) semplice da usare e con
una memoria in continua espansione (nel momento in cui scrivo ho 7676 MB a disposizione);
§ un social network (G+) che integrandosi
col motore di ricerca (G search plus world) permette di personalizzare alcuni risultati attraverso i contenuti delle proprie cerchie di amici (cosa che sta facendo infuriare Facebook e Twitter);
§ una mappa (google map/places) e ci dice dove siamo
o dove è ciò che cerchiamo (e con street
view ti fa vedere il luogo cercato);
§
Youtube, quindi video, ma anche un
motore di ricerca molto usato negli States;
§
Panoramio, quindi foto geolocalizzate;
§ un archivio di documenti (Documents);
§ un motore di
ricerca per hotel (google hotelfinder) con relativa possibilità di prenotare (non ancora in Italia);
§
una community
di “recensori” di hotel (hotpot);
§
un browser (Chrome);
Tanti sono i servizi
che offre, altrettante le possibilità
di acquisire dati degli utenti (a mezzo cookie e pixel tag) e quindi veicolare in maniera più puntuale e più
mirata la pubblicità. Non dimentichiamoci che il fine ultimo è quello commerciale, visto che la gratuità dei servizi non è motivata dalla filantropia.
Insomma, ognuno di noi è schedato in tempo reale.
E ce lo dovevamo accorgere subito, da
quando è nato e a cominciato a imperare in rete: la “G” è simile ad un orecchio
e le “o” che si moltiplicano al termine di una ricerca sono paragonabili a
tanti occhi. Come per Tripadvisor, anche il logo di Google è stato smascherato! J
Ma non sappiamo cosa potrà succedere in futuro, dato che sono milioni gli
utenti “profilati”, di cui cioè Mr G sa tutto (dai dati anagrafici alle
preferenze personali in vari campi), ed è quasi un monopolio
in alcuni settori della vita online. Un finale, con un mondo totalmente online e gestito, come un impero,
dal controllo di Big G, potrebbe essere scritto da Isaac Asimov, ma va oltre le
nostre rotte.
Intanto facciamo il tifo per Volunia (che sarà presentato oggi), anche solo per
cambiare un po’….
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