Durante un corso Slow Food sui dolci (perché
dobbiamo anche trattarci bene con cose meno virtuali), alla domanda circa i dosaggi di una ricetta, la risposta «un chilo, un chilo e un chilo», fatta
naturalmente a mo’ di battuta, ci
spiazzò, diventando un “tormentone”. Ed è strano come la mente possa fare certe
associazioni di idee, in questo caso tra una battuta e un nuovo social network, Pinterest, che mi
appare come una sorta di mix tra
Flickr, Twitter e Facebook.
Non so se possa valere la stessa proporzionalità
degli ingredienti, ma l’impressione è che Pinterest ha delle caratteristiche
similari ai tre social più “vecchi”:
di Flickr naturalmente le immagini e i video che ne rappresentano
i contenuti portanti, di Twitter il
sistema di “following” unilaterale (io
seguo te, senza la necessaria reciprocità), di Facebook la possibilità dei “like”
e dei commenti ai post.
Pin significa puntina o spillo, interest è interesse e il sito permette di “pinnare” e quindi spillare su una bacheca (board) un’immagine di proprio
interesse: ogni profilo-utente (account) può avere una serie di board che
possono riguardare un argomento, un interesse, un tema, un evento, dentro cui
si possono “pinnare” foto (e video), sia caricandole direttamente (upload) sia
attraverso link. Questo aspetto è molto importante ai fini del traffico online da incanalare verso i
nostri siti internet, visto che questo nuovo social, nonostante sia ancora
“chiuso”, ad invito, ha già raggiunto 10 milioni di utenti in 9 mesi di vita e
soprattutto, come spiega il Tagliaerbe, è già uno dei principali generatori di traffico, con grandi
potenzialità di aumento (V. tabella sotto: il confronto tra i vari social).
Inoltre le nostre bacheche possono essere anche
essere riempite di contenuti da
parte di altri utenti, ovviamente col nostro permesso.
La rete
social viene quindi formata seguendo singole board degli altri utenti oppure
tutte, mentre si può esplorare il sito attraverso macro-argomenti (travel&places, art, education, gardening,
humor, my life, photografy,ecc. ecc.) a cui, tra l’altro, vanno collegate anche
le nostre bacheche.
Infine, la peculiarità più rilevante è data dal
fatto che i contenuti sono formati da immagini e relative didascalie, quindi il modo più semplice, veloce e potenzialmente
“impattante” (da un punto di vista marketing)
possibile. Come ormai vale per tutti i social, ogni contenuto inserito può
essere “amplificato” automaticamente attraverso gli altri social, oltre al
fatto dell’opzione mobile. Magari il
prossimo passo sarà la geolocalizzazione dei post e quel pizzico di Foursquare
potrebbe completare l’opera.
Per chi impazzisce con i social, Pinterest può
davvero provocare dipendenza, anche perché nell’esplorarlo ci si può realmente
perdere e seguire board a non finire. J
Personalmente, navigando su Pinterest, la sensazione
è quella di un ambiente internazionale,
tanto che mi viene automatico scrivere le didascalie in inglese. Sarà anche che
l’uso delle bacheche e degli appunti spillati sopra fa più parte di un
arredamento domestico americano.
Una cosa è certa: è già considerato il social media
del 2012 e di conseguenza un nuovo
canale di marketing (vedi anche, tra gli altri, manuale di lavoro)
per le nostre attività.
Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo
Mi piace ( e ricordo ) il " un kg, un kg, un kg"... Epico ed un ottimo incipit per spiegare Pinterest.
RispondiEliminaDanke
Secondo me la risposta è semplice. Tutti i social provocano dipendenza. Prima Facebook, poi Twitter, poi Google+. Abbiamo irrefrenabile bisogno di "roba" sempre più forte. Non siamo nient'altro ché tossici sociali. Bruttissimo vizio... Saluti e buon lavoro! Cino Wang Platania PS la spiegazione è molto più complessa ma la tastiera dello smartone questo mi consente!
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