domenica 12 febbraio 2012

Pinterest, avanti un altro (social)


Durante un corso Slow Food sui dolci (perché dobbiamo anche trattarci bene con cose meno virtuali), alla domanda circa i dosaggi di una ricetta, la risposta «un chilo, un chilo e un chilo», fatta naturalmente a mo’ di battuta, ci spiazzò, diventando un “tormentone”. Ed è strano come la mente possa fare certe associazioni di idee, in questo caso tra una battuta e un nuovo social network, Pinterest, che mi appare come una sorta di mix tra Flickr, Twitter e Facebook.
Non so se possa valere la stessa proporzionalità degli ingredienti, ma l’impressione è che Pinterest ha delle caratteristiche similari ai tre social più “vecchi”: di Flickr naturalmente le immagini e i video che ne rappresentano i contenuti portanti, di Twitter il sistema di “following” unilaterale (io seguo te, senza la necessaria reciprocità), di Facebook la possibilità dei “like” e dei commenti ai post.

Pin significa puntina o spillo, interest è interesse e il sito permette di “pinnare” e quindi spillare su una bacheca (board) un’immagine di proprio interesse: ogni profilo-utente (account) può avere una serie di board che possono riguardare un argomento, un interesse, un tema, un evento, dentro cui si possono “pinnare” foto (e video), sia caricandole direttamente (upload) sia attraverso link. Questo aspetto è molto importante ai fini del traffico online da incanalare verso i nostri siti internet, visto che questo nuovo social, nonostante sia ancora “chiuso”, ad invito, ha già raggiunto 10 milioni di utenti in 9 mesi di vita e soprattutto, come spiega il Tagliaerbe, è già uno dei principali generatori di traffico, con grandi potenzialità di aumento (V. tabella sotto: il confronto tra i vari social).


Inoltre le nostre bacheche possono essere anche essere riempite di contenuti da parte di altri utenti, ovviamente col nostro permesso.

La rete social viene quindi formata seguendo singole board degli altri utenti oppure tutte, mentre si può esplorare il sito attraverso macro-argomenti (travel&places, art, education, gardening, humor, my life, photografy,ecc. ecc.) a cui, tra l’altro, vanno collegate anche le nostre bacheche.
Infine, la peculiarità più rilevante è data dal fatto che i contenuti sono formati da immagini e relative didascalie, quindi il modo più semplice, veloce e potenzialmente “impattante” (da un punto di vista marketing) possibile. Come ormai vale per tutti i social, ogni contenuto inserito può essere “amplificato” automaticamente attraverso gli altri social, oltre al fatto dell’opzione mobile. Magari il prossimo passo sarà la geolocalizzazione dei post e quel pizzico di Foursquare potrebbe completare l’opera.

Per chi impazzisce con i social, Pinterest può davvero provocare dipendenza, anche perché nell’esplorarlo ci si può realmente perdere e seguire board a non finire. J
Personalmente, navigando su Pinterest, la sensazione è quella di un ambiente internazionale, tanto che mi viene automatico scrivere le didascalie in inglese. Sarà anche che l’uso delle bacheche e degli appunti spillati sopra fa più parte di un arredamento domestico americano.
Una cosa è certa: è già considerato il social media del 2012 e di conseguenza un nuovo canale di marketing (vedi anche, tra gli altri, manuale di lavoro) per le nostre attività.


Commentate pure, meglio però se non siete d’accordo

2 commenti:

  1. Mi piace ( e ricordo ) il " un kg, un kg, un kg"... Epico ed un ottimo incipit per spiegare Pinterest.
    Danke

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  2. Secondo me la risposta è semplice. Tutti i social provocano dipendenza. Prima Facebook, poi Twitter, poi Google+. Abbiamo irrefrenabile bisogno di "roba" sempre più forte. Non siamo nient'altro ché tossici sociali. Bruttissimo vizio... Saluti e buon lavoro! Cino Wang Platania PS la spiegazione è molto più complessa ma la tastiera dello smartone questo mi consente!

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