Ripartiamo
dall’ultima frase del precedente post dedicato al libro “Turismo e
Reput’azione”: c’è bisogno di azione
(e aggiungiamo) per innestare un ciclo virtuoso in un’azienda turistica o nel
comparto turistico.
Una breve
premessa. Il web ha modificato (e lo continua a fare) il mercato turistico in
modo radicale. E’ una evoluzione che è sotto gli occhi di
tutti, anche di chi non ha capito o non vuol capire l’utilità degli strumenti
legati ad internet ed in particolare al web 2.0. Ma è un’evoluzione che paradossalmente
fa “tornare indietro”, o meglio fa tornare ai fondamentali.
Se fino ai
primi anni 2000, la comunicazione era unilaterale,
nel senso che il prodotto veniva promosso e pubblicizzato dall’azienda in una
direzione che vedeva il cliente come oggetto passivo di questa relazione; con
l’avvento del web 2.0, il ruolo del consumatore è diventato attivo, perché egli produce contenuti
che attivano quel passaparola in rete la cui influenza ha superato tutti gli altri mezzi di comunicazione (tv,
giornali, radio, riviste, guide). E’ chiaro che il passaparola esisteva anche
prima, ma si limitava ad un pubblico ristretto (gli amici, i parenti, i
colleghi di lavoro), mentre adesso una recensione online può raggiungere potenzialmente qualsiasi “navigatore”.
Quali le azioni da fare allora?
Il controllo
della propria reputazione online,
innanzitutto: la gestione, la verifica, il monitoraggio delle “conversazioni”
online che riguardano il proprio hotel o il proprio ristorante, perché serve a
capire cosa gli altri pensano di noi e del nostro prodotto, ma anche rispondere
alle critiche, alle incomprensioni e approfittare dei voti positivi.
Soprattutto
serve agire perché chi usufruisce
del nostro prodotto ne sia così soddisfatto da condividere la propria
esperienza; insomma, bisogna tornare ai fondamentali, all’attenzione e alla
cura dell’ospite, a sorprenderlo, a comunicargli obiettivamente ciò che
offriamo e a mantenere le promesse: torniamo alla crostata (il marketing della crostata).
Quindi per
migliorare, o anche semplicemente mantenere, la nostra reputazione nelle
conversazioni (online e offline) è necessario agire sulla soddisfazione dell’ospite.
In questo
rapporto (reputazione operatore – soddisfazione ospite) si possono analizzare
due aspetti. Il primo è che anche la soddisfazione ha un suo “agire” nel nome,
benché, in questo caso, ha una accezione passiva perché l’ospite è soddisfatto
grazie alle azioni positive dell’albergatore o del ristoratore.
Ma c’è anche
un secondo aspetto che si può leggere ribaltando il rapporto: reputazione
ospite – soddisfazione operatore. La reputazione alimentata e prodotta dal
cliente e dalla clientela, grazie alle informazioni condivise in rete, è un’azione
che genera soddisfazione nell’operatore,
nel suo staff, nei suoi collaboratori, distribuendo quella linfa vitale nel
fare il proprio lavoro che va oltre gli aspetti materiali. E’ ovvio che il
lavoro deve avere una sua giusta ricompensa
nel salario o nello stipendio, ma , soprattutto in ambienti aziendali come
quelli turistici, dove il servizio è identificato nelle persone e nei rapporti
umani, la “pacca sulla spalla” retribuisce non poco la professionalità degli addetti.
Come detto
sopra, una recensione può essere letta da qualsiasi “navigatore” e dunque pure
dall’albergatore cui è rivolta, e, se la mattina all’accensione del proprio pc
arrivano dei giudizi favorevoli sul proprio operato, le conseguenze positive
ricadranno sugli ospiti di quella giornata. E’ umano. J
Si è
innestato così un ciclo virtuoso tra
la soddisfazione della clientela e quella degli operatori, grazie alla brand reputation creata, in qualche modo,
da entrambi gli attori.
Ed anche
questo tipo di lettura (almeno in teoria) è un back to basic, un “ritorno” ai fondamentali dell’accoglienza.
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo