Senza voler affrontare tematiche sulla politica (più o
meno) d’attualità, l’intervento conclusivo della seconda giornata alla Leopolda
(il raduno dei seguaci di Matteo Renzi), di sabato 26 ottobre, ha affrontato il
tema della coscienza civica, non
solo riferito alla politica, ma a tutti gli italiani; è stato Oscar Farinetti,
l’imprenditore inventore di Eataly, ad utilizzare queste due parole per individuare
un disegno di prospettiva futura per la politica italiana. Prescindendo dal
recinto politico e partitico a cui evidentemente si voleva riferire, prendiamo
solo i concetti-chiave espressi da Farinetti.
La premessa è la crisi nazionale che stiamo vivendo,
ma soprattutto l’impasse in cui il
sistema paese si è “incriccato” senza trovare una via di uscita: quale la
soluzione per uscire da questa situazione? Una soluzione semplice, a detta dell’ideatore
di Eataly: “se il singolo cittadino non
ha coscienza civica questo paese non si smuove”. E non si riferiva soltanto
al singolo, ma di conseguenza alle associazioni di categoria, alle parti
sociali, ai gruppi perché in questo momento di crisi tutti stanno
egoisticamente difendendo i propri interessi di parte. Serve invece un
rinnovato senso civico che prevalga nelle scelte di tutti (dal governo ai
cittadini, passando per gli enti intermedi) al contrario del corporativismo
imperante. Come invertire questa tendenza? Col buon esempio che le istituzioni devono dare, diventando un obiettivo
di governo. Se il cittadino vede buoni esempi che arrivano da chi li
amministra, la coscienza civica prenderà facilmente piede tanto che diventerà
un vero e proprio piacere. “In America uno che non paga le tasse non
cucca”, questa l’idea di Farinetti. Il piacere quindi come elemento
trainante di una vera e propria azione politica (nel senso più alto del
termine) con un obiettivo di breve termine quale quello del ritrovamento del
senso civico e un obiettivo di più lungo termine quale quello di uscire dalla
crisi.
Il tema del piacere come sfondo di una strategia per
cambiare uno status quo ricorre anche
nei pensieri di un altro personaggio, già preso ad esempio in questo blog:
Carlo Petrini, patron di Slow Food e Terra Madre.
Del resto Farinetti e Petrini hanno già un grosso
punto di contatto grazie proprio alle loro "creature", rispettivamente Eataly e Slow Food, e quello del piacere è solo una conferma.
Già nel libro del 2009 su “Terra Madre”, Petrini
individuava nel piacere un diritto di tutti i popoli come chiave per “non farci mangiare dal cibo”. Il piacere
alimentare permette di scegliere con consapevolezza,
senza demandare ad altri la scelta del cibo, evitando così l’omologazione dei
prodotti e del gusto.
Il diritto
al piacere, infatti, è uno dei pilastri su cui fonda l’ultimo documento
congressuale 2010-2014 dell’associazione italiana di Slow Food, “Le conseguenze del piacere”, dove si legge, tra l’altro: “Il
piacere è una condizione dell’impegno e viceversa. Perché c’è del piacere nell’essere
impegnati, mentre l’impegno dà la possibilità di continuare a provare piacere
[…] impegnarsi per un mondo sostenibile è
un’attività piacevole, che presuppone il piacere e non ha a che vedere con
rinunce o mortificazioni dei sensi […] il
piacere non è elitario e non ha nulla a che vedere con gli eccessi, ma
piuttosto ha a che fare con la misura, con quel buon senso che si dovrebbe
applicare in tutti i momenti della nostra vita”.
Concetti quindi che vanno a braccetto con la
considerazione da cui siamo partiti in questo post, e cioè che la soddisfazione
nello svolgere anche dei compiti impegnativi è un motore che può attivare un circolo virtuoso.
E l’appagamento crea azione, come avevamo affermato,
trattando uno dei tanti temi del web marketing turistico, a riguardo del
rapporto tra reputazione e soddisfazione (vedi post di luglio).
L’importante è che l’azione che ne
consegue sia sul binario giusto, quello del buon senso o dell’educazione
civica, basi a loro volta del recupero del nostro sistema nazionale, che oggi
sembra a corto, non solo di produzione e lavoro, ma anche di idee e fantasia.
Il piacere, quindi, per il rilancio?
Commentate pure, meglio però se non
siete d’accordo